Secondo il tribunale di Ancona nel palazzo della Regione si sarebbero commessi illeciti per la realizzazione della centrale. Intrecci e affari poco chiari tra dirigenti regionali e progettisti.
Le indagini della Guardia di Finanza e del Corpo forestale dello Stato, condotte anche in seguito alle denunce del partito dell’estrema destra, hanno permesso di ricostruire gli stretti legami personali e d’affari esistenti tra funzionari regionali e progettisti che, “orientando” anche le modifiche della normativa regionale, hanno agevolato gli imprenditori i quali hanno potuto beneficiare delle autorizzazioni uniche necessarie per la realizzazione di tali impianti.
CARTELLO AFFARISTICO-ISTITUZIONALE
Sono stati contestati, a vario titolo, reati di corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica, truffa ai danni dello Stato, illeciti urbanistici ed ambientali. Per le persone giuridiche coinvolte è stata contestata la responsabilità amministrativa dell’ente (articolo 5 del D.lgs. n. 231/2001), in relazione alle procedure di concessione delle autorizzazioni uniche necessarie per la costruzione di sette impianti a biogas. Sono 15 le società coinvolte insieme ad altre 20 persone che dovranno rispondere di corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica, truffa ai danni dello Stato, illeciti urbanistici ed ambientali.
FN:”ERA EVIDENTE IL MARCIO IN REGIONE”
Davide Ditommaso, coordinatore di FN è netto sulla vicenda:”Era fin troppo evidente che dietro le autorizzazioni della Regione Marche alla realizzazione di decine di impianti biogas ci fosse del marcio”. E aggiunge:”Forza Nuova ha portato avanti negli ultimi anni una durissima battaglia contro il biogas, non ideologica, ma fondata sulla consapevolezza che il proliferare indiscriminato di impianti del genere danneggia gravemente l’agricoltura, cominciando dall’aumento degli affitti terrieri per arrivare al prezzo del mais necessario al funzionamento degli impianti”.
Per Ditommaso “Coltivare mais per alimentare impianti inizialmente destinati allo smaltimento di rifiuti agricoli è una pura follia, tutti lo sanno. Eppure lo stanziamento dissennato di milioni di euro incentivi ha fatto la sua parte, innescando la speculazione e creando le basi per un piano criminale tra pubblica amministrazione e privati.
È solo grazie al condono “all’italiana” arrivato con il Dl 91/2014 – prosegue Ditommaso- che le centrali costruite non dovranno essere smantellate, come aveva in un primo momento stabilito la Corte costituzionale, con la sentenza 93 del 20 maggio 2013″. Per Ditommaso non c’è altra strada che quella del “blocco immediato di tutte le autorizzazioni” seguito a “ulteriori accertamenti sulle responsabilità istituzionali” con le dimissioni immediate del presidente della Regione, Gian Mario Spacca, e l’azzeramento di tutta la giunta regionale.
IL DL ‘SALVA SPACCA’
Con legge alla mano il Gip del Tribunale di Ancona avrebbe dovuto valutare anche il sequestro preventivo di quei ben sette impianti a biogas salvo fare più di un passo indietro quando la politica è entrata a gamba tesa nella vicenda. Il 24 giugno scorso il governo ha infatti approvato il Dl 91/2014 che permette una valutazione d’impatto ambientale (Via) successiva alla realizzazione degli impianti. Una sanatoria fatta in seguito al pronunciamento della Corte costituzionale che Marche con la sentenza numero 23 del 20 maggio 2013 annullava le autorizzazioni perché la Regione si era fatta una legge (numero 3) con cui si dava da sola l’autorizzazione al Via. In sostanza la Regione sottraeva alle Province la decisione di costruire o meno le centrali.
Una norma che in molti definirono ‘salva Spacca’ perché proprio il governatore della Regione Marche ha dato il via libera a decine e decine di impianti a biogas.
ZdO