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Manovra 2020: non ci sono soldi ma il Governo li trova per l’editoria

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La parola magica che “addolcisce i cuori” è “flessione del mercato”. E così, il Governo è pronto a destinare risorse in legge di bilancio al settore editoriale. Facendo fruttare, ovviamente, anche gli effetti della digital tax.

I dati parlano di un calo di copie giornaliere dei quotidiani di oltre tre milioni dal 2007 ad oggi

Si è passati da 5,5 milioni di copie vendute in Italia a circa 2 milioni. In poco più di dieci anni sono andate perdute quasi due copie su tre, con una tendenza che non mostra segni di inversione. E, come se non bastasse, anche le copie digitali, che pure erano considerate in crescita, sono in affanno: nel 2018 c’è stata una flessione del 3,4% rispetto all’anno precedente, confermando un’incidenza del digitale ancora minima sui fatturati delle imprese.

Pubblicità

Sul fronte dei ricavi pubblicitari, nell’ultimo decennio il fatturato si è ridotto del 71,3% complessivo, ad un ritmo maggiore del 10% l’anno. E in 18 anni sono scomparse dalle nostre città ben 21 mila edicole. 

Editoria 5.0

Per ovviare a questa caduta, il sottosegretario all’Editoria Andrea Martella, propone l’idea di una “Editoria 5.0”, ovvero una nuova legge di sistema che permetta di mantenere intatti nel settore dell’informazione i due principi stabiliti dalla Costituzione: “la libertà di pensiero e il pluralismo delle fonti”. Dunque, non un’analisi sul perché così tanti hanno detto addio all’informazione ma, bensì, la voglia di ripristinare un fondo, pubblico, per l’editoria. Il primo passo sarà quello di mettere mano alla “stratificazione delle norme nel tempo” che ha creato “una condizione di instabilità e incertezza sulle risorse disponibili che ha condizionato la stessa efficacia dell’intervento pubblico”. E, aggiunge, il ministro, “L’intervento pubblico a sostegno dell’editoria e del sistema dell’informazione non solo è giustificato, ma addirittura imposto al legislatore ai fini del rispetto del pluralismo”.

Dove sono i soldi?

Le risorse saranno reperite su più fronti. In primo luogo, è stato proposto con la legge di bilancio 2020 il differimento di un anno del taglio dei contributi diretti all’editoria, previsti dal precedente governo, in modo da “ridisegnare in tempi ragionevoli il nuovo sistema di sostegno”. Ci saranno, poi, agevolazioni per l’acquisto di abbonamenti a giornali e periodici e quelli destinati alle scuole e ai singoli, proposti sempre con la legge di bilancio 2020. Nuove risorse saranno poi ricavate dalla digital tax, dopo la decisione di destinare una quota del 5% del gettito al fondo per il pluralismo e l’innovazione. L’obiettivo del governo è anche un rapido recepimento della direttiva Ue sul copyright, per affermare “il principio di adeguata e proporzionata remunerazione” dei contenuti editoriali da parte dei giganti del web.

Equo compenso

L’altro aspetto è quello dell’occupazione del settore: “A rendere meno libera la stampa italiana sono anche la bassa remunerazione e la diffusa precarietà nel lavoro giornalistico e che occorre riconoscere a tutti i giornalisti un equo compenso per la loro prestazione, da individuarsi secondo criteri certi e condivisi”, ha sottolineato Martella.  

Tutela delle edicole e delle agenzie di stampa

Martella ha posto l’accento sulla necessità di salvaguardare l’informazione locale e di difendere il sistema delle edicole, ampliando la loro offerta ad esempio ai servizi anagrafici. Centrale poi il ruolo delle agenzie di stampa, che forniscono un servizio essenziale per la democrazia. 

Insomma, fondi provenienti dallo sviluppo di nuove piattaforme che vanno a finanziare vecchie strutture. Ovviamente per i Blog, che sono la vera rivelazione della comunicazione “5.0”, non sono previsti fondi. Strano.

 

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