Maggiore, il nuovo ‘mister Fisco’ sistemato dalla politica all’Agenzia delle Entrate. “L’e-fattura non stana gli evasori”. Lo show in audizione e l’attacco di Galeazzo Bignami
Redazione
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Diciamoci la verità, per il generalissimo le cose non sono iniziate nel migliore dei modi. Eppure la politica gli aveva attribuito doti e personalità di grande prestigio.
di Antonio Del Furbo
In un commovente post sulla propria pagina Facebook, all’indomani della nomina (politica) del generale Antonino Maggiore alla guida dell’Agenzia delle Entrate, Luigi Di Maio scrisse:“sono certo lavorerà nell’interesse dei cittadini onesti e sarà nemico dei grandi evasori, che fino ad oggi l’hanno fatta franca a spese dello Stato e degli imprenditori e cittadini onesti. Chi riscuote le tasse deve essere al servizio del cittadino e non il contrario. Per noi gli italiani sono onesti fino a prova contraria”.
Alla sua prima audizione alla Camera, però, mister Fisco pare non aver dato un grande esempio di gestione e di conoscenza della macchina burocratica. O meglio: è apparso contiguo ai suoi predecessori nel vedere il contribuente come nemico e non come produttore di Pil e benessere per l’Italia. Tanto che, qualcuno, ha storto il naso sul metodo di applicazione della fatturazione elettronica.
“Se si prevedesse di intervenire normativamente per limitare l’obbligo” di fatturazione elettronica “a specifiche categorie si introdurrebbero elementi di notevole complessità” per gli operatori tra loro e per l’Agenzia delle Entrate ha detto Maggiore sottolineando che “la predetta complessità aumenterebbe notevolmente il rischio di errori da parte degli operatori con conseguenti difficoltà di controllo” e “ripercussioni sulle azioni di prevenzione e contrasto a fenomeni di frodi ed evasione Iva”.
Come dire: lo Stato è totalmente incapace di perseguire i veri evasori.
“Occorre evidenziare – spiega il direttore – che l’obbligo di fatturazione elettronica con ogni probabilità non produrrà effetti nei confronti di chi è solito non emettere fattura”. E, dunque, per il generale è ovvio che “chi non le faceva non le continuerà a fare.” La fattura elettronica, però, servirà a “determinare un effetto di deterrenza verso quei soggetti che emettono fattura con dati difformi rispetto alle prestazioni effettivamente rese o false e consentirà inoltre la possibilità di verificare il magazzino nei confronti dei soggetti che effettuano acquisti regolarmente fatturati ma non emettono fattura. Sarà poi possibile incrociare i dati disponibili con particolare riguardo alle liquidazioni periodiche dell’ IVA per realizzare una vera e propria attività di contrasto all’ evasione nei confronti degli operatori che emettono fatture ma non le registrano regolarmente come anche verso i soggetti che detraggono l’Iva in assenza di una fattura emessa”.
Dichiarazioni che hanno dell’incredibile e che, a quanto pare, nessuno si sia accorto. A parte l’onorevole Galeazzo Bignami che in audizione risponde per le rime a Maggiore.
“La fattura elettronica è uno strumento positivo ma nella misura in cui serve ad agevolare le imprese, i professionisti e le partite IVA. Quando si parla di semplificazione – prosegue Bignami –dovete smetterla di intendere semplificazione per la burocrazia. La semplificazione deve essere per i cittadini. Il dubbio è che chi ha emesso questa disposizione non ha mai emesso una fattura. L’artigiano che sta in Appennino o in campagna non ha il tempo di farsi generare il Qr Code o di andare a cercare l’App o di guardare il sito internet perché campa con quello che produce e non perché voi non avete la capacità di realizzare dei controlli veri non realizzando una presunzione di colpevolezza su tutti.” Dunque, aggiunge l’onorevole,“l’Agenzia delle Entrate deve smetterla di avere una presunzione di colpevolezza fu tutti perché incapace di individuare chi davvero evade. E ritengo, direttore, molto grave quello che lei ha detto quando ha affermato ‘tanto chi evade sicuramente non fa la fatturazione elettronica’. E allora che cosa la facciamo a fare? Continuate a controllare chi già sta pagando le tasse: forte con i deboli e debole con i forti. Questo non è accettabile, bisogna invertire la filosofia di fondo, bisogna dare fiducia nell’impresa e si deve aver fiducia nella gente. Non si può continuare a gravare con un sospetto neanche legittimo di colpevolezza tutti coloro che emettono una fattura. Senza il popolo che emette fatture nessuno di noi avrebbe uno stipendio, neanche lei, neanche io da parlamentare.”