La domanda che assale le persone per bene e che in qualche modo credono possa esserci un altro tipo di organizzazione sociale oltre questa finta rappresentanza democratica, è sempre la stessa sin dalla notte dei tempi: chi controlla il controllore?
L’anarchico Massimo Fini se lo è chiesto tornando a parlare di #Mafiacapitale:”Innanzitutto sono convinto che la vera mafia deve indignarsi per il fatto di essere appaiata a questa banda di scalzacani”. Poi aggiunge:”mentre Renzi sulla corruzione regala fumo e dall’altra parte cucina l’arrosto impedendo ai magistrati di usare le intercettazioni contro i loro senatori” dall’altra arrivano uomini di legge che dovrebbero controllare il rispetto delle procedure.
“Il problema è questo: chi ci garantisce che i commissari non siano a loro volta collusi? Lo stesso Cantone mi dà l’idea di essere una persona perbene, per quanto oggi ci si possa fidare, ma egli stesso dovrà servirsi di 20 funzionari: chi ci dice che a loro volta queste persone non siano marce? Il popolo italiano deve rendersi conto di questo, ma temo che una buona parte di loro sia collusa, altrimenti uno scandalo del genere avrebbe già causato una rivolta”.
Non ha dubbi Fini: all’abbuffata hanno partecipato tutti, destra e sinistra. L’unico a non aver preso parte al banchetto è stato il Movimento 5 stelle. E in effetti Salvatore Buzzi all’indomani dei risultati elettorali del 2013, esprimeva tutta la sua preoccupazione per la forte ascesa del gruppo grillino:”Er problema è un altro, er problema è che non ce stamo più noi, semo … (inc). .. una cosa incredibile. Grillo è riuscito a distruggere il Pd”.
E il Pd, per il sistema criminoso ipotizzato dagli inquirenti, sarebbe fondamentale. Non a caso Buzzi, il 7 novembre scorso, aveva partecipato alla cena di finanziamento del Pd organizzata da Matteo Renzi, investendo 10mila euro per ottenere un tavolo. “A Buzzi – sostiene il suo braccio destro nella cooperativa 29 giugno, che non risulta indagato – Renzi è sempre piaciuto per il suo piglio decisionista”.
‘Er sistema’ romano non è altro che un modello largamente diffuso in gran parte d’Italia:”è un’inchiesta che non dice nulla di nuovo – precisa Fini -, sappiamo bene che tutta Italia è governata, da almeno 30 anni, non dagli amministratori formali ma da una qualche Banda della Magliana.
Sin dai tempi di Giulio Andreotti mafia e politica erano molto strette tra di loro:”l’ex presidente del Consiglio era a metà tra un grande statista e un delinquente” ammette Fini in un’intervista recente. “E in Italia, purtroppo, non può non andare così. I contatti con la mafia ce li avevano tutti. Anche l’integerrimo Ugo La Malfa aveva il suo uomo in Sicilia, Aristide Gunnella, che era un mafioso. E la mafia assume il potere che assume perché gli americani l’hanno usata come appoggio per lo sbarco in Sicilia. L’unico regime che l’ha davvero combattuta è stato il fascismo. Un regime forte non può accettare che ci sia all’interno un altro regime forte”.
L’unico modo per uscirne, quindi, “sarebbe una rivolta di tipo tunisino”. Ma non avverrà perché i primi ad essere corrotti sono gli italiani.
ZdO