Solo il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e gli ex capigruppo di Camera e Senato del M5s, Francesco D’Uva, oggi Questore della Camera, e Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, hanno accesso al conto corrente su cui i parlamentari a 5 stelle versano parte dei loro stipendi.
Come avevamo raccontato prima di Natale, duemila euro che ogni parlamentare del M5s versa vanno, da un bel po’ di mesi, su un conto corrente intestato a Patuanelli e D’Uva e a Di Maio. Una “riforma” pensata ai piani alti del Movimento che ha cancellato il fondo del ministero dell’Economia che finanzia le piccole e medie imprese al fine di essere destinati sul nuovo conto. Tutto questo “per poter diversificare le nostre azioni in maniera efficace” dicono sempre Patuanelli e D’Uva e “soprattutto per coinvolgere i nostri iscritti in queste decisioni. Anziché un’unica restituzione per un’unica iniziativa, potremo destinare i soldi restituiti ai cittadini a più iniziative sui territori e nelle regioni che decideranno gli iscritti! Ed è per questo che i prossimi destinatari saranno decisi attraverso la piattaforma Rousseau con un voto online”.
I senatori ribelli
Alcuni senatori e deputati del M5s chiedono da mesi, a quanto pare con scarsi risultati, una copia degli estratti del conto corrente sul quale transitano parte delle indennità dei parlamentari grillini. L’ultima richiesta ufficiale porta la firma dell’ex senatrice Elena Fattori, espulsa dal Movimento. Di Maio, però, si è sempre rifiutato di fornire una copia della documentazione bancaria. L’unica carta messa a disposizione dei parlamentari è la pubblicazione, per linee generali, dei progetti finanziati con i soldi restituiti dai gruppi parlamentari dei Cinque stelle. Ma nel dettaglio nessuno conosce quali operazioni bancarie siano state effettuate dal 4 marzo 2018 ad oggi. Spese, bonifici e fatture: tutto in gran segreto.
Il tesoretto di 4 milioni di euro
Il tesoretto gestito da Di Maio, Patuanelli e D’Uva ammonta a 4 milioni e mezzo di euro: ogni parlamentare restituisce. Con il nuovo regolamento dei Cinque stelle è cambiato il meccanismo delle restituzioni. Nella passata legislatura, i parlamentari del M5s restituivano direttamente allo Stato (il fondo per il Microcredito) parte dell’indennità. Oggi i soldi vengono depositati su un conto corrente privato, attivo alla Banca Profilo in Via Cerva 28, a Milano. L’istituto è controllato dal fondo Sator presieduto da Matteo Arpe, ex enfant prodige della finanza italiana ed ex amministratore delegato di Capitalia. Il conto è intestato al comitato per le rendicontazioni: Di Maio, D’Uva e Patuanelli, appunto.
Nessuna chiarezza sulle spese
Impossibile sapere, dunque, come vengono spesi i soldi. Se da un lato il Movimento finanzia alcuni interventi di pubblica utilità dall’altro non si capisce se quei soldi vengono dirottati anche per iniziative politiche. C’è, poi, un altro punto: al momento dello scioglimento del comitato (a fine legislatura) i soldi rimasti sul conto finiranno nelle casse dell’associazione Rousseau di Davide Casaleggio. Ora con la coda di polemiche che sta accompagnando addii ed espulsioni nel Movimento, il tema delle restituzioni ritorna centrale.
La sanatoria
Giovedì è in programma una assemblea congiunta tra deputati e senatori: all’ordine del giorno ci sarà la questione delle rendicontazioni. E Di Maio dovrà fornire copia degli estratti conto. Per i 40 morosi pare che Di Maio voglia adottare il pugno duro, mettendo alla porta i furbetti. C’è chi però suggerisce una sanatoria, una restituzione forfettaria per rimettersi in carreggiata.