Un tempo, i parlamentari del Movimento 5 Stelle dovevano conservare ogni singolo scontrino per giustificare le spese durante la loro permanenza a Roma e restituire la parte restante dello stipendio.
M5S. Oggi, il sistema è cambiato: duemila euro vengono devoluti ogni mese all’associazione Movimento 5 Stelle per le spese di funzionamento e 500 euro su un conto dedicato alla restituzione dei fondi alla collettività. Nonostante la semplificazione, il nuovo meccanismo non funziona perfettamente. Anzi, emergono problematiche simili al passato: i morosi persistono e alcuni parlamentari, per scelte politiche, decidono strategicamente di non versare.
Il Caso dei Bonifici Mancanti
Il presidente Giuseppe Conte è diligente nei suoi versamenti, ma lo stesso non si può dire del suo vice Michele Gubitosa, che non effettua bonifici da un anno. L’ultimo risale a luglio 2022, quando ha saldato otto mesi di arretrati con un versamento di 20 mila euro. Al Senato, la collega Maria Domenica Castellone ha effettuato il suo ultimo bonifico di 2.000 euro a febbraio, con il precedente risalente a novembre.
A maggio, l’ultimo mese riportato nei rimborsi, solo cinquanta parlamentari hanno versato le quote previste. Considerando che i deputati eletti sono 51 e i senatori 37, ciò significa che 38 parlamentari, pari al 40%, sono morosi. Tra questi figura Cafiero De Raho, capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, che non ha effettuato bonifici dall’associazione dallo scorso dicembre.
Proteste Silenziose e Dissenso Politico
Le morosità talvolta vengono saldate con un unico consistente versamento, altre volte no. Alcuni parlamentari rifiutano di partecipare alla raccolta fondi per il partito e i cittadini, un principio fondamentale del M5S, nato con l’intento di restituire gli stipendi considerati troppo alti. Le ragioni di questo rifiuto sono spesso politiche.
Luciano Cantone, deputato alla seconda legislatura, non versa contributi dal novembre 2022. “Sto aspettando di capire l’evoluzione del Movimento 5 Stelle”, afferma Cantone. “C’è in ballo l’esistenza di M5S, non solo il secondo mandato. Che motivo di esistere abbiamo? Se questi temi vengono affrontati con la Costituente io sono dentro, altrimenti trarrò le conseguenze”.
L’Attesa degli Eventi
Molti parlamentari, come Cantone, preferiscono attendere gli sviluppi all’interno del Movimento prima di decidere se continuare a contribuire finanziariamente. Giorgio Lovecchio, ad esempio, non effettua bonifici dall’ottobre 2022, probabilmente in attesa di una deroga al limite dei due mandati per potersi ricandidare. Anche Filippo Scerra, alla seconda legislatura, non restituisce fondi dallo scorso anno, preferendo mettere da parte per sé i soldi che dovrebbero andare al partito.
Questa situazione potrebbe presto portare a interventi legali, ripetendo scenari già visti in passato, quando molti parlamentari che hanno abbandonato il Movimento, come quelli che hanno seguito Luigi Di Maio, sono stati oggetto di lettere per il recupero dei fondi, spesso senza successo.
In conclusione, nonostante la semplificazione del sistema di rimborso, il Movimento 5 Stelle continua a fronteggiare sfide interne legate alla fedeltà dei suoi membri e all’efficacia delle sue regole finanziarie.