Luigi Leonardi si definisce un libero sognatore e un libero imprenditore. Una persona comune con il sogno di avviare un’attività. Un sogno che presto diventa realtà. Arrivano le prime soddisfazioni grazie ai sacrifici fatti. Ben presto, però, le cose cambiano per Luigi. E in peggio.
A entrare nella vita di Luigi è la Camorra che manda letteralmente in cenere il suo negozio e con esso il suo sogno. Alle violenze fisiche e psicologiche delle estorsioni si aggiunge dell’altro.
Nell’area di Nola, provincia di Napoli, fonda e gestisce imprese familiari illumino-tecniche fino a quando denuncia reati estorsivi di matrice camorristica: dal 2015 al 2017 è testimone di giustizia e contribuisce a due maxi processi.
“Ho visto mio nonno pagare il pizzo – racconta – mio padre pagare il pizzo, io stesso l’ho pagato fino ad arrivare a richieste di seimila euro a settimana”. Decide che “non si può e non si deve andare avanti così”. “La mia vita è cambiata nel gennaio 2002, quando la camorra fa irruzione nel mio negozio” e Leonardi è un ragazzo di ventisette anni che vuol fare l’imprenditore nella terra in cui è nato. Ci riesce e porta a casa risultati eccellenti: per qualche tempo “paga”, poi subisce richieste sempre più pressanti o “incrociate”, aggressioni a mano armata, sequestri e alla fine decide di non avere altra scelta che credere nella giustizia. Leonardi racconta le minacce, gli agguati e i ferimenti prima e durante i processi agli estorsori: la perdita di quanto costruito.
Come se non bastasse lo Stato, che dovrebbe tutelarlo, lo definisce “pentito” collaboratore. “Io, che li ho denunciati?” .
Inizialmente viene inserito in un programma di Testimoni di Giustizia, ma il 10 maggio del 2017 arriva la sorpresa dal Ministero dell’Interno: gli viene modificato lo status e Luigi è considerato Collaboratore di Giustizia, cioè come un ex affiliato alla Camorra che si è pentito. Al danno si aggiunge la beffa: essendo classificato come tale non avrebbe avuto diritto di accesso agli atti.
Luigi chiede di essere sentito dal Ministero dell’Interno. Il motivo? “Chi acconsentirebbe a farsi definire dal Ministero dall’Interno un ex criminale?” spiega. Il 15 gennaio del 2020 il Ministero dell’Interno, a firma del viceministro dell’interno Vito Crimi, nega a Luigi di presentare la propria posizione.
In rete è partita una petizione a sostegno dell’imprenditore. Vedremo se Luigi Leonardi potrà ottenere il giusto riconoscimento e la tutela dallo Stato.