“Coca cola e serate allungate con ingressi nelle stanze dei pm sono sufficienti per scrivere di diritto penale senza ledere la dignità di persone solo indagate?”
di Antonio Del Furbo
Inizia così l’sms che il presidente di Regione e senatore, Luciano D’Alfonso, ha inviato al giornalista del quotidiano abruzzese Il Centro, Pietro Lambertini. “
Un messaggio a cui è seguita una telefonata un po’ sopra le righe, a tratti intimidatoria, come racconta l’Ordine dei giornalisti, Sindacato giornalisti abruzzesi e Comitato di redazione del Centro.
“Apprendiamo con indignazione il contenuto del colloquio telefonico avvenuto mercoledì sera tra il governatore della Regione Abruzzo, nonché senatore della Repubblica, Luciano D’Alfonso, e il collega Pietro Lambertini, subito dopo l’assoluzione dello stesso D’Alfonso nel processo di secondo grado denominato “Mare-Monti”, si legge nella notacongiunta.
“Cdr, Sga e Odg denunciano e condannano fermamente – prosegue la nota – ogni tentativo di insinuazione personale e di intimidazione nei confronti di chi, sulle colonne del Centro, in passato si è occupato della vicenda giudiziaria; esprimono solidarietà, stima e fiducia nell’operato di un collega come Pietro Lambertini che si è sempre contraddistinto per professionalità e competenza; tanto più che, per questo caso giudiziario come per altri, è sempre stato dato ampio spazio sia alle tesi dell’accusa che a quelle della difesa; respingono ogni tentativo di delegittimazione delle professionalità giornalistiche e di ingerenza nell’organizzazione del lavoro quotidiano”
In sostanza D’Alfonso avrebbe più volte utilizzato parole di discredito nei confronti del giornalista. Un fatto grave secondo l’Odg perché proveniente “da un rappresentante delle istituzioni che evidentemente non conosce bene quelli che sono i principi della libertà di stampa e dell’autonomia dei giornalisti. Concetti che torniamo a ribadire nell’interesse della verità dei fatti e della libera informazione di cui la redazione del Centro si è sempre fatta carico nel corso degli anni”.
Il messaggio di D’Alfonso al giornalista è arrivato all’indomani della sua assoluzione nel processo Mare-Monti.
“Andare oltre le ipotesi accusatorie del pm, utilizzando tardivamente ciò che il pm ha scartato del fascicolo processuale, per contraddizione evidente con la realtà, si può chiamare professionalità?” scrive il presidente-senatore. “Oltre al fascicolo del pm esiste il fascicolo della difesa, che si trova idoneamente collocato in una stanza dotata di distributore di caffè e Coca cola. Il fascicolo della difesa è minimalisticamente scavalcato, per inconsistenza culturale. Sorridere dopo i colloqui con la parte accusatoria del processo (e scrivere di getto il giorno dopo) ha realizzato sofferenze umane e famigliari notevoli, per la totale lontananza dalla realtà dei fatti, che le sentenze hanno stabilito indiscutibilmente. Questo è il centro della questione che evoca la professionalità di chi segue la giudiziaria”.
Nei giorni scorsi D’Alfonso è stato assolto dalla Corte d’Appello dell’Aquila, per non aver commesso il fatto, dai reati di truffa e falso, nell’ambito del processo Mare-Monti. D’Alfonso il 17 aprile 2017 aveva rinunciato alla prescrizione. Con lui è stato assolto con la stessa formula l’imprenditore Carlo Toto, patron dell’omonimo gruppo industriale. Il processo ha esaminato la mancata realizzazione della Ss 81 nell’area Vestina, cosiddetta Mare-Monti, e la perizia di variante approvata dalla Provincia di Pescara, dal 1995 al ’99 presieduta da D’Alfonso. D’Alfonso all’epoca era stato accusato di falso e truffa perché avrebbe favorito i Toto permettendo loro di realizzare la strada, senza le necessarie autorizzazioni, all’interno della riserva naturale del lago di Penne.
“Dopo quattromila giorni ottengo ragione poiché ho potuto misurare e assistere all’emersione della verità, che si scrive in un solo modo: la totale estraneità da sempre a ogni responsabilità” ha precisato D’Alfonso dopo aver appurato dell’assoluzione.
Alcuni, però, si chiedono come sia stato possibile arrivare a questa sentenza se il processo Mare-Monti di primo grado di Pescara è appena iniziato.
Evidentemente il governatore mal sopporta le critche e chi non è con lui è, comunque, contro di lui.
Dopo il messaggio telefonico, il governatore ha chiamato Lambertini. Tra i due parrebbe esserci un vissuto “agitato” a seguito delle cronache giudiziarie di primo grado del processo.
Il peso umano da sopportare quando accadono fatti giudiziari è notevole. Ed è vero anche che certa informazione (e certa magistratura) campa per “uccidere” personaggi scomodi. Ma, mi chiedo, è questo il modo di reagire nel caso fosse avvenuto ciò?