Site icon Zone d'Ombra Tv

L’operazione San.Im: quando la Regione Lazio di Storace autorizzò la vendita degli ospedali per 2mln di euro

L'operazione San.Im: quando la Regione Lazio di Storace autorizzò la vendita degli ospedali per 2mln di euro
Spread the love

Dall’esplosione della pandemia la politica non ha perso tempo nell’utilizzare, per la propria battaglia, qualsiasi strumento in grado di assicurarsi voti. La cosa che più rattrista è che è stata utilizzata una tragedia come quella del Covid-19 per passare sopra alla dignità umana. Nel Lazio il disastro sanitario inizia con l’operazione San.Im dell’allora governatore Storace.

Tra le “non verità” c’è quella che affida a Nicola Zingaretti la responsabilità della chiusura degli ospedali laziali. In queste settimane si è attribuito proprio al centrosinistra la colpa della chiusura di ben “16 ospedali”.

In realtà ad aver chiuso gli ospedali è stata l’amministrazione di centrodestra nel 2010, quando alla Regione fu eletta presidente Renata Polverini.

Tra l’altro, i decreti 428/2013 e 274/2014 a firma Zingaretti, dimostrano che le strutture destinate alla chiusura sono state riaperte come Case della Salute o Sanità Territoriali. Inoltre, proprio l’amministrazione di centrosinistra, nel 2018 ha provveduto all’apertura dell’ospedale dei Castelli Romani, avvenuta a Dicembre 2018. “Sono stati completati gli impianti ed è stato realizzato l’allestimento delle tecnologie sanitarie” si legge sul calendario dei lavori del 2018. E a dicembre dello stesso anno succede che “la prima ambulanza porta il primo ferito al pronto soccorso e il 14 dicembre, il giorno seguente, è la data della prima nascita di un bambino nel nuovo ospedale.”

I decreti

Nei decreti  412/2014 e 257/2017, si è proceduto anche alla riorganizzazione territoriale. L’Adozione del Documento Tecnico denominato “Programmazione della rete ospedaliera nel biennio 2017-2018″ è stato realizzato “in conformità agli standard previsti nel DM 70/2015”. Dunque, come specificato nel documento “La Regione Lazio rispetta questa articolazione per livelli. Va precisato che nel contesto regionale si osserva la presenza di 50 strutture di ricovero con posti letto per acuti non dotate di pronto soccorso. Complessivamente l’offerta attuale si articola in 125 strutture, ivi inclusi gli stabilimenti afferenti ad un polo ospedaliero, di cui 46 pubbliche (37%). Le strutture pubbliche sede di PS/DEA sono 36 e rappresentano il 73% sul totale degli istituti dedicati alla rete dell’emergenza”

Il numero dei presidi

Di seguito il numero di presidi per livello:

Nessun posto di lavoro perso

A dettagliare la questione è un altro documento: il Decreto 405/2018 che dispone un nuovo piano triennale per l’assunzione del personale in cui si prevede il concorso infermieri in corso in questi giorni, che sommandosi alla stabilizzazione dei precari comporta il mantenimento occupazionale, se non l’incremento, e non la perdita di posti.

 L’operazione San.Im 

L’operazione San.Im. prese il nome dalla Spa regionale che fu costituita ad hoc nel 2002 per iniziativa dell’allora presidente Storace. In sostanza, l’obiettivo pratico, era quello di fare cassa vendendo le strutture ospedaliere per poi riaffittarle. Il problema, però, è che l’onere dei canoni di affitto dei 49 ospedali coinvolti peserà sulla Regione per 85 milioni all’anno fino al 2033. La San.Im., già nel 2002, avrebbe dovuto comprare dalle Asl e dalle Aziende Ospedaliere regionali 56 complessi ad un prezzo pari a 1.949 milioni di euro. Il contratto prevedeva la stipula contestuale con le aziende venditrici di contratti di affitto trentennali degli immobili, con opzione di riacquisto dei cespiti medesimi al termine del contratto di affitto, ad un valore simbolico di 1 euro.

A fine 2003 7 ospedali rientrarono nella proprietà delle Asl e il valore dell’operazione scese a 1,3 miliardi.

Per l’intera operazione la Regione ci ha rimesso 1 miliardo di euro. A dirlo la Corte dei Conti nel 2009 che nella Relazione sulla “Gestione delle risorse statali destinate alla riduzione strutturale del disavanzo del servizio sanitario nazionale”, i giudici contabili affermarono che “l’insostenibilità finanziaria di una simile operazione” appare “evidente” e che la stessa operazione “può essere assunta ad archetipo di evento produttivo di squilibri strutturali di bilancio, dal momento che, fin dall’inizio, essa non presentava la creazione di alcun valore attivo, in grado di bilanciare la grave diminuzione patrimoniale conseguente alla vendita di tutti gli ospedali del Lazio. Per di più, tale irragionevole operazione veniva perseguita al fine di coprire deficit pregressi con una evidente ed intrinseca connotazione patrimoniale negativa”.

Risparmio di 25milioni e riacquistati 17 ospedali

Finora la Regione Lazio già ha riacquistato 17 strutture ospedaliere con un risparmio di  25 milioni di euro all’anno”, spiega la Regione. Una operazione finanziaria avviata dalla Giunta Zingaretti nel 2017 e che ha visto il riacquisto dei titoli relativi alla terza tranche per un valore di 2,9 milioni di euro. “Questo significa che non si pagheranno più affitti per produrre buona sanità nella Regione Lazio”, dichiarava il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Abbiamo messo mano alla cartolarizzazione, cioè alla vendita a un fondo immobiliare, di molti ospedali del Lazio per cui la Regione doveva pagare affitti e interessi. Abbiamo voltato pagina e nell’ultimo anno le operazioni di riacquisto ci hanno consentito di liberare 17 ospedali. “


I 17 ospedali riacquistati

di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

Exit mobile version