Ora è in politica Luigi De Magistris e la questione che lo riguarda la vede da lontano e, forse, non la sente manco più di tanto. A piangere, però, ancora una volta è il ‘piatto’ del cittadino che dovrà sborsare un bel po’ di soldi.
“Scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisá!” potrebbe essere la canzoncina a corollario di questa vicenda che vede protagonista l’ex pm, ora sindaco di Napoli.
Intanto si parte da un dato: 26mila euro. La somma è quella che Palazzo Chigi dovrà sborsare compresa di rivalutazione Istat. Sì perché a Paolo Antonio Bruno, magistrato di Cassazione accusato ingiustamente di associazione mafiosa da De Magistris che nel 2004 lo indagò e lo fece perquisire, in base alle nuove norme del governo Renzi in tema di responsabilità civile dei magistrati, toccherà un indennizzo molto oneroso per le ‘povere’ casso dello Stato.
L’allora provvedimento venne firmato oltre che da De Magistris anche dal procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi, e l’aggiunto Mario Spagnuolo.
Oggi il tribunale di Salerno ha condannato quello di Catanzaro perché “fin dall’inizio dell’inchiesta mancava qualsiasi elemento, sia pure di mero sospetto, idonea a sorreggere l’accusa come prospettata“. Inoltre, come racconta Il Giornale, “il magistrato perquisito non è mai stato interrogato nonostante lo avesse chiesto per oltre un anno. E ancora: le indagini hanno avuto una durata assolutamente irragionevole”.
Per De Magistris Reggio Calabria avrebbe cercato di condizionare i magistrati della Dda al fine di bloccare le inchieste in corso. Quel filone dell’inchiesta fu chiuso e vennero assolti in primo grado di tutti gli imputati.
Ora resta sul groppone degli italiani quei 26mila euro da pagare. “Scurdámmoce ‘o ppassato, simmo ‘e Napule paisá!”
ZdO