È sempre la stessa storia: lo Stato è duro e spietato con i deboli, dolce e consenziente con i forti.
di Antonio Del Furbo
Probabilmente, se il ristorante di Silvia Fronzi avesse avuto qualche debito con l’erario, i solerti funzionari dell’Agenzia delle Entrate avrebbero scatenato l’inferno nei confronti del contribuente. Ma, in questo caso però, cioè quando lo Stato deve pagare un onesto cittadino, non lo liquida e rischia persino di far mandare l’attività a gambe all’aria.
Insomma, dove non è riuscito il terremoto del 30 ottobre scorso è riuscito lo Stato: in un colpo solo politici e funzionari hanno tolto dignità umana e fatto crollare il sogno di un lavoro.
A Pieve Torina, tra i borghi più belli delle Marche, è accaduto questo. È accaduto che l’unico ristorante rimasto aperto in mezzo alle rovine delle montagne del maceratese sia costretta a chiudere. Un ristorante gestito da una famiglia che voleva resistere ma che però lo Stato non ha corrisposto 150mila euro di crediti.
Il ristorante “Il Vecchio Mulino” era ancora lì, in piena attività nonostante neve, pioggia e terremoto. Una scelta, quella della famiglia, fatta anche per dare ristoro ai soccorritori che in quelle terribili giornate hanno contribuito a risollevare il borgo.
Dopo i crolli del 30 ottobre, Silvia è costretta ad andare via in attesa dei controlli di agibilità. Ma, nonostante questo, non interrompe l’attività. Ha una convenzione con il Centro Operativo Avanzato di Macerata da cui dipendono funzionari e operatori addetti al soccorso. Ogni giorno percorre 200 chilometri in auto e prepara 200 pasti al giorno, anche durante le feste.
In questi giorni, però, l’amara sorpresa:
“Da dicembre non riceviamo nulla. Siamo arrivati a circa 150 mila euro di credito con lo Stato. Abbiamo retto finora grazie ai un mutuo che devo restituire alla banca e alla buona volontà dei fornitori ma tra qualche giorno inizieranno a non portarmi più la merce, dovrò chiudere”.
Per fortuna, dopo che la questione è venuta a galla, qualcosa si smuove: Beatrice Brignone (Possibile) e Donatella Agostinelli (M5s), hanno presentato interrogazioni parlamentari per chiedere spiegazioni.
L’appello di Silvia era partito da Facebook il 4 maggio alle 7.20 di mattina:
“Siamo le proprietarie del ristorante il vecchio Molino di Casavecchia di Pieve Torina, unica attività che fin dalle scosse del 26 ottobre è rimasto aperto all’interno del cratere colpito dal Sisma. Siamo state contattate dai Vigili del Fuoco per fare la convenzione con i pasti. All’inizio facevamo avanti e indietro da porto Potenza. Procurarsi le materie prime non è stato mai semplice. 200 pasti giornalieri erano tanti e i soldi pian piano finivano. Per fortuna le donazioni della gente … stupende persone se non fosse stato per loro i primi mesi non ce l’avremmo fatta perché lo stato come sempre era assente. Ma finalmente a novembre un pagamento lo abbiamo ricevuto..quello delle prime fatture e abbiamo respirato un po’ e siamo riuscite a pagare il personale e i fornitori. Ma ora è da novembre che non riceviamo nulla. Siamo sommerse dai debiti con fornitori e anche con i nostri dipendenti che maggior parte sono gente senza una casa che ha perso la propria attività. Abbiamo fatto anche un esposto in prefettura ma non abbiamo ricevuto risposte. Lo stato dice che vuole aiutare le nostre zone ma così ci sta buttando in mezzo alla strada… come dobbiamo fare ? Richiedere l’ennesimo prestito? I vigili del fuoco sono persone stupende. Noi siamo sempre state in prima linea per loro Natale Pasqua Capodanno… con la neve … a mezzanotte sempre insomma …è dal 26 ottobre che siamo sempre aperte per garantire loro un pasto ma qualcuno ci deve pur aiutare sennò siamo costrette solo ad abbassare le serrande. Aiutateci.”
Un appello presto raccolto sul Social che raccolto 1milione e trecentomila “mi piace” e cinquemila condivisioni. Numeri che hanno permesso a creare attenzione intorno al caso. Con buona pace dello Stato e di chi vuol mettere ogni tipo di bavaglio alla rete.