Uno scenario di “Tipo 3”. È questo il momento che in Italia stiamo attraversando al tempo della pandemia di coronavirus.
Tradotto significa che la curva dei contagi è in rapido aumento. Gli ospedali e i pronto soccorso sono già allo stremo. Uno scenario elaborato dal Comitato tecnico scientifico, che ha preparato un documento in cui prefigura quattro scenari. E che Giuseppe Conte ha oggi tratteggiato alla Camera nel corso di un question time, da lui stesso ribattezzato “premier time”.
Scenario “Tipo 3”
“Allo stato l’epidemia è in rapido peggioramento e risulta compatibile, a livello nazionale con lo scenario di Tipo 3”, afferma il presidente del Consiglio, “con rapidità di progressione maggiore in alcune Regioni italiane”.
“In particolare, per lo scenario di tipo 3, lo studio” del Comitato tecnico scientifico, tra le altre misure, indica le seguenti:
possibilità di interruzione di alcune attività sociali/culturali maggiormente a rischio, quali discoteche e bar anche su base oraria; incentivazione del lavoro agile, al fine ridurre l’affollamento dei trasporti pubblici e delle sedi lavorative. Per la scuola, tra l’altro: possibilità di attivare lezioni scaglionate a rotazione, mattina e pomeriggio; possibilità della didattica a distanza; chiusure temporanee in funzione del numero dei casi sospetti nella singola comunità scolastica. A tali misure, proprie dello scenario di tipo 3, si è attenuto il Governo nell’adozione del recente Dpcm.
Il presidente del Consiglio ammette che si tratta di misure severe senza le quali, però, il virus sarebbe fuori controllo:
Siamo pienamente consapevoli che si tratta di misure severe, ma le riteniamo necessarie per contenere i contagi. Diversamente la curva epidemiologica è destinata a sfuggirci completamente di mano.
Il premier spiega inoltre di aver predisposto con il dl ristori
un insieme di interventi volti a rafforzare la risposta sanitaria all’emergenza epidemiologica. Tra questi, sono stati stanziati 30 milioni di euro per favorire la somministrazione di tamponi rapidi presso i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta.
La preoccupazione dei sindaci di Milano e Napoli
Intanto Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, parla di lockdown “necessario” per Milano e Napoli. Sindaci delle due città che però, con una lettera al ministero, chiedono al ministro della Salute, Roberto Speranza, se quella di Ricciardi “È un’opinione del consulente o del ministero e, in tal caso, su quali informazioni si basa”.
Il pessimismo degli italiani
Intanto a fotografare la situazione italiana ci pensa il Gruppo Cerved. Il 70,6% degli italiani è preoccupato di non poter ricevere cure adeguate in caso di malattia, mentre il 61,7% di non poter mantenere il proprio reddito. I dati emersi dal “Termometro Italia” sulle famiglie è stato realizzato da Innovation Team. Si tratta del quinto aggiornamento sulle percezioni degli italiani dalla comparsa del Covid-19. Le rilevazioni sono state raccolte tra il 15 e il 20 ottobre analizzando le risposte di 500 famiglie, divise in base ad area geografica, tipologia e professione della principale fonte di reddito.
Percezione del futuro negativa
Esattamente come durante il lockdown, un capofamiglia su cinque prevede di dover rinunciare nei prossimi mesi alla salute e all’istruzione. La percezione del futuro è negativa anche su un orizzonte più lungo: quasi il 70% degli italiani si attende per l’anno prossimo un peggioramento della situazione economica generale, 4 famiglie su 10 temono per la propria condizione lavorativa e 3 su 10 (33%) per il bilancio familiare, tutti dati in crescita. Una sfiducia che è ancora più evidente tra chi ha più di 65 anni.
Il peggioramento arriva dopo un periodo già difficile: il 62,8% degli intervistati ha subìto un impatto pesante sul reddito, nel 17,3% addirittura drammatico. Come conseguenza, oltre metà delle famiglie sono costrette a intaccare i risparmi e negli ultimi mesi sono aumentate anche quelle che devono farlo in modo consistente: dal 18,6% di aprile al 26,9% di ottobre.
Sfiducia degli autonomi
Un’analisi specifica è stata dedicata ai lavoratori autonomi, categoria che ha sofferto molto durante il lockdown e che adesso, dopo una lenta ripresa estiva, vive di nuovo l’impatto pesante o molto pesante. Anche chi sperava in una ripresa del business entro fine anno è nuovamente sceso al 35,6%, più o meno come a luglio (37,3%), mentre a settembre era salito a quasi il 51%. Le previsioni sul fatturato risentono del rischio di ulteriori chiusure: il 22,7% si aspetta una riduzione fortissima di oltre il 50% a fine anno, il doppio di chi lo temeva un mese fa (11,3%).