Salvini e Di Maio introducono la nuova clausola di salvaguardia per finanziare il Reddito di cittadinanza e Quota 100 per gli anni successivi al 2019.
Debito, debito, debito. Il governo, come sempre accade, anche questa volta, a garanzia del rispetto dei conti, poggia sulle spalle dei cittadini una fideiussione con l’aumento dell’Iva. Per far quadrare i conti e finanziare sia il reddito di cittadinanza che quota 100, l’esecutivo 5Stelle-Lega ha annunciato l’introduzione di una pesantissima clausola di salvaguardia: lo scatto dell’Iva, con scaglioni progressivi, che porteranno l’imposta a raggiungere il 26,5% nel 2021. Ciò vuol dire, dunque, aumento dei prezzi al consumo a tutto danno dei cittadini. Nella trattativa con l’Ue, il governo ha rinunciato a 1,9 miliardi del Fondo dedicato al reddito di cittadinanza nel 2019, e a 2,7 miliardi che erano stati destinati a Quota 100. Tria, tra l’altro, ha precisato che quota 100 partirà ad aprile per il settore privato e ad ottobre per il pubblico. Come se non bastasse il Pil non aumenterà per l’assenza di misure strutturali rivolte al rilancio dell’economia reale e dunque il governo ha pensato bene di introdurre nuove tasse. Una promessa, fatta a quei burocrati “sporchi e cattivi” di Bruxelles, che si chiama “clausola di salvaguardia”: ciò vuol dire, in parole povere, che l’Esecutivo s’impegna ad aumentare l’Iva qualora i conti non dovessero tornare già nel 2020. La nuova clausola si salvaguardia è più pesante di quella del 2014. Non ci sarà bisogno di una nuova legge a far scattare l’aumento dell’Iva che scatterà in automatico in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio. E sarà, nel 2020, di oltre 3 punti percentuali. In particolare: l’Iva al 10% (che ora colpisce i beni di maggiore consumo) passerà al 13%; l’Iva al 22% passerà al 25,2%. Aumento che porterà a una pesante stangata sui consumi, con un carico a famiglia di circa 1.200 euro annui. Gli aumenti dell’Iva saranno progressivi e non si fermeranno al 2020. Nel 2021 l’attuale Iva al 22%, già lievitata al 25,2%, arriverà a toccare 26,5%, un ulteriore incremento di oltre 1 punto percentuale, che potrebbe stroncare del tutto la nostra economica. Da questi aumenti arriveranno allo Stato 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 miliardi nel 2021.