La donna che chiama il nemico numero uno di Matteo Renzi, Alessandro Maiorano, si presenta al telefono come Marika Pecchioli. Maiorano è il dipendente del Comune di Firenze che da anni, e senza risultati, cerca d’incastrare con denunce l’ex premier. “Lei – continua la donna al telefono – ci ha mai pensato a quanti soldi fanno questi signori portando al macero i volantini?”.
La signora è una dipendente della Marmodiv, una delle società cooperative finite nell’inchiesta della Procura di Firenze che ha disposto gli arresti domiciliari per il padre e la madre di Renzi. La donna è anche una delle testi principali dell’accusa.
“Gli organi preposti al controllo sono già venuti. Pensavo che questo potesse avvalorare…” racconta la donna la donna l’agosto scorso a Maiorano. Marika in realtà è Silvia Gabrielleschi e compare più volte nell’ordinanza che ha portato Tiziano Renzi e Laura Bovoli agli arresti domiciliari. Maiorano e la donna s’incontrano in un centro commerciale di Prato in cui, secondo quanto riporta il Fatto, viene mostrato una scatola piena di documenti sfuggiti alla perquisizione della Finanza effettuata nell’ottobre 2017. A Maiorano, la “fonte Marika”, promette una serie di documenti, soprattutto fatture, a suo dire false e che la Guardia di Finanza non aveva ancora trovato. Di tutto questo, però, Maiorano non vedrà nulla o quasi. I successivi appuntamenti saltano e la donna sembra essere impaurita dall’idea di passare informazioni a Maiorano che, nel frattempo, si presenta nella caserma della Gdf di Prato: “Circa due mesi addietro – spiega ai finanzieri – il mio avvocato Carlo Taormina ricevette una telefonata da un soggetto di sesso femminile che si presentò come Marika Pecchiolli e gli chiese la mia utenza cellulare…”. E ancora: “Ha circa 40, di corporatura robusta, capelli corti…”.
Nell’esposto di Maiorano si legge:“Ci recammo pertanto a Roma un sabato mattina presso lo studio dell’avvocato Taormina” che chiese, appena “consegnata l’intera documentazione”, “spiegazioni dettagliate in ordine alle fatture false, assegni bancari e documentazione attestante il deposito presso la Banca Monte dei Paschi di Siena, a Firenze ed a Roma di 999.000,00 euro nella disponibilità di Tiziano Renzi, Laura Bovoli ed Andrea Conticini, nonché ulteriori buoni fruttiferi di cui non ricordo gli importi”.
Sempre nell’esposto, Maiorano allega:
- la fattura n.89 del 31.10.2016 emessa dalla Mormodiv a favore della Italia Distribuzioni S.p.a. per un importo di euro 12.688;
- lettera d’invito a emettere fattura della Italia distribuzioni alla Marmodiv per un totale di euro 46.142,72;
- fattura n. 90 del 31.10.2016 di Marmodiv a favore di Italia Distribuzioni di euro 56.294,12;
- una lettera d’invito ad emettere fattura per euro 70.219,76.
Nell’esposto sono elencate una lunga lista di altre fatture con importi importanti. Dal verbale si scopre che Taormina le propose di denunciare il tutto in Procura, oppure, visto che appariva impaurita, di proporsi come “fonte confidenziale” al “Comando generale della Gdf”. Maiorano racconta che, secondo “Marika”, Tiziano Renzi sapesse in anticipo della perquisizione e avesse fatto ripulire i computer in anticipo. Tesi non ritenuta convincente dalla Procura.