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Enrico Costa è  attualemente viceministro alla Giustizia e relatore, nel governo Berlusconi, del Lodo Alfano.

All’epoca Costa sembrava avere un chiodo fisso: fare una legge scudo per le più alte cariche dello Stato. Ci riuscì, anche se in parte, con il Lodo Alfano e con il legittimo impedimento. La prima andò male visto che la Consulta la bocciò.

Appena insediatosi nel governo Renzi portò avanti le battaglie berlusconiane: provesso breve, depotenziamento delle intercettazioni, responsabilità per i magistrati e inasprimento della pena di diffamazione per i giornalisti.  

Costa insieme al sottosegretario Cosimo Ferri, magistrato appartenente alla corrente moderata Magistratura indipendente, sta studiando la riforma della giustizia promessa dal premier Renzi. 

E Andrea Colletti nel suo intervento alla Camera, durante la discussione sul progetto di legge sulla custodia cautelare, ci va giù duro:”è la terza volta che il parlamento discute di questa proposta di legge come se il problema attuale di criminalità economica organizzata possa essere quello sulla custodia cautelare in carcere”. Poi chiede:”È questa la priorità che si deve porre la vera politica?”. 

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“La priorità dovrebbe essere quella di fare una legge contro la corruzione, legge che è stata bloccata dall’attuale governo rappresentato dal sottosegretario Costa” che “ha bloccato per sei mesi e sta bloccando ancora la legge anticorruzione in Senato” aggiunge ancora Colletti.

Il pentastellato abruzzese parla di “mancata volontà di agire su cose concrete per far funzionare la giustizia” riferendosi alla mancata proposta del governo sulla prescrizione. “La maxi retata di Roma ha coinvolto personaggi di destra e di sinistra” conclude Colletti “ed è per questo che i temi importanti la politica non vuole affrontarli”.

ZdO 

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