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Le condizioni in cui vivono i malati psichiatrici in carcere

Le condizioni in cui vivono i malati psichiatrici in carcere

I malati psichiatrici vivono in carcere in condizioni quasi estreme. Il reportage ne evidenzia alcuni aspetti.

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Ogni persona ha bisogno di un intervento su misura perché la pazzia ha forme diverse. E le varie “stanze della mente” cambiano e rendono mutevoli le “voci” che i pazienti sentono ogni tanto o tutto il giorno.

Malati psichiatrici. La malattia psichica prende forme diverse, come nel caso di Roberto, ospite in una casa-famiglia e cristallizzato al 1987, quando aveva 19 anni ed era stato lasciato dal suo primo e unico amore. Da quel giorno, come racconta un reportage de L’Espresso, tutto dentro di lui si era fermato. Tutto era fermo a quell’anno. Un evento emotivo forte, un trauma psichico che sconvolge ogni cosa e come un maremoto entra nella mente e allaga tutte le stanze. Questo avviene su persone già fragili che vivono situazioni familiari difficili e hanno una predisposizione genetica per cui non costruiscono barriere emotive.

Nei reparti psichiatrici degli ospedali San Filippo Neri e Santo Spirito a Roma c’è una donna che si crede Marilyn. Ma ci sono anche alcuni malati in piena crisi contenuti nel letto, legati mani e piedi per impedire loro di far del male a se stessi o agli altri. La legge lo prevede in determinate situazioni, quando non c’è altro modo per fermare un attacco psicotico aggressivo. In Italia ci sono due scuole di pensiero sul senso o meno del contenimento di un paziente: c’è chi lo ritiene indispensabile e chi lo rifiuta cercando altri metodi.

Le Rems sono delle piccole carceri dove vengono ospitati circa 16 pazienti, tutti con delle pene da scontare, ma a differenza del carcere vero e proprio con i relativi permessi possono uscire a fare attività e hanno una relativa maggiore libertà.

Nel carcere di Pescara, a San Vittore a Milano, a Rebibbia e Regina Coeli a Roma. In quasi tutte le carceri ci sono dei cosiddetti “repartini” che ospitano una decina di malati psichiatrici. Molti di loro sono segregati in celle singole o massimo di due persone. Ci sono però decine di pazienti psichiatrici che vivono insieme ai detenuti comuni, in cella con loro. L’aggressività era in alcuni casi esasperata e senza possibilità di dialogo.

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