Quale Italia vogliamo? Il tasso di disoccupazione ha toccato l’8,3% nel secondo trimestre di quest’anno, con un calo di 0,9 punti rispetto al primo trimestre e di due punti rispetto al secondo trimestre 2019. Dove andremo? Che futuro ci aspetta? Che ‘lavoro sarà’?
Meglio restare o emigrare? Che futuro per i giovani? E per i 30/50enni?
Il tasso di disoccupazione ha toccato l’8,3% nel secondo trimestre di quest’anno, con un calo di 0,9 punti rispetto al primo trimestre e di due punti rispetto al secondo trimestre 2019.
I dati, diffusi dall’Istat, spiegano che il calo è legato all’aumento dell’inattività dovuta all’emergenza epidemiologica da Covid 19 e al lockdown. I disoccupati sono saliti a 2.057.000. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono aumentati di 5,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre e di 10 punti rispetto al trimestre precedente raggiungendo quota 14.183.000 unità.
Chi ha perso lavoro
I dipendenti con contratto non superiore a 6 mesi (428 mila nel secondo trimestre) e giovani: il tasso di occupazione della fascia 15-34 anni è scesa al 39,1%, nel 2008 era oltre il 50%. Inoltre non ci sono state nuove assunzioni a tempo determinato, di stagionali. L’ammontare di occupati che al momento dell’intervista dichiarano di aver iniziato il lavoro nei primi sei mesi dell’anno è inferiore di oltre 400 mila unità rispetto a quello dello stesso periodo del 2019.
Riduzione degli occupati
Gli occupati, spiega ancora l’Istat, si riducono di 470.000 unità rispetto al primo trimestre e di 841.000 unità rispetto al secondo trimestre 2019. La riduzione è dovuta soprattutto al calo dei lavoratori a termine e degli indipendenti, visto anche il blocco dei licenziamenti imposto dal governo. Rispetto al secondo trimestre 2019 i dipendenti a termine sono diminuiti di 677.000 unità (-21,6%) mentre gli indipendenti hanno perso 219.000 unità (-4,1%) a fronte di un -3,6% dell’occupazione complessiva. Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni scende al 57,6%.
Il calo del tasso di disoccupazione è maggiore nel Mezzogiorno (-3,2 punti) e nel Centro (-3,0 punti) in confronto al Nord (-0,8 punti) e si associa all’aumento più intenso del tasso di inattività nelle regioni meridionali e centrali (+4,4 e +4,0 punti, rispettivamente) rispetto al Nord (+2,7 punti).
Aumento differenze di genere
Tornano ad aumentare le differenze di genere: tra le donne è maggiore il calo del tasso di occupazione (-2,2 punti in confronto a -1,6 punti gli uomini) e di quello di disoccupazione (-2,3 e -1,9 punti, rispettivamente) in concomitanza al maggiore aumento del tasso di inattività (+3,9 e +3,2 punti).
Occupazione e disoccupazione diminuiscono per gli stranieri
Sensibilmente diversa la dinamica per cittadinanza: il tasso di occupazione e quello di disoccupazione diminuiscono in modo molto più sostenuto per gli stranieri (-5,5 e -4,2 punti, rispettivamente) in confronto agli italiani (-1,5 e -1,7 punti), mentre il tasso di inattività aumenta di più per gli stranieri (+9,5 punti rispetto a +2,9 punti per gli italiani).
Divario generazionale
L’aumento dei divari generazionali colpisce la fascia dai 15 ai 49 anni. Mentre diminuisce con minore intensità il tasso di occupazione per gli over50 (-0,8 punti), insieme al calo del tasso di disoccupazione e alla crescita di quello di inattività (-1,2 e +1,6 punti, rispettivamente).
Istruzione
Rimangono elevate le differenze per livello di istruzione: il tasso di occupazione scende al 78,0% per i laureati (-2,0 punti), al 62,9% per i diplomati (-2,6 punti) e al 42,8% per chi ha conseguito al massimo la licenza media (-1,4 punti). Il tasso di disoccupazione oscilla tra il 4,7% per i laureati (-0,7 punti), il 7,3% per i diplomati (-1,9 punti) e il 10,5% per quanti hanno un titolo più basso (-3,0 punti). Particolarmente elevato il divario nel tasso di inattività che passa dal 18,1% dei laureati (+2,8 punti), al 32,0% dei diplomati (+4,3 punti) e al 52,0% (+3,3 punti) per chi possiede un basso livello di istruzione.
Oltre ai lavoratori impegnati, conclude l’Istat, si riducono anche le ore di lavoro, del 13,1% rispetto al trimestre precedente e del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019.