Spread the love

Il governatore invitato a parlare di digital divide da La7 ma ignorato dell’editoria locale.

 http://www.youtube.com/watch?v=oKUqrtLwrXc&feature=youtu.be

Il governatore della regione Abruzzo Gianni Chiodi lo scorso lunedì è stato ospite della trasmissione televisiva di La7 “Coffee break” per parlare di “Digital divide”, ovvero di divario digitale esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è praticamente escluso. Diciamo che la nostra regione è abbastanza all’avanguardia nello stare indietro in questo settore. Basti pensare ad intere aree industriali che non hanno ancora visto l’arrivo della tecnologia Adsl. Il buon zio Remo non poteva arrivare a tanto: dirottò all’epoca milioni di euro nella soleggiata Val di Sangro (ad oggi praticamente morta come polo industriale) per permettere l’insediamento di centinaia di industrie, ma non tenne conto che un’azienda come la Honda potesse finire i suoi giorni anche per colpa di una mala politica. Ebbene fatto sta che l’Abruzzo soffre questo gap infrastrutturale non di poco conto se si pensa che l’informatizzazione, ad esempio in Nord Europa, ha permesso lo sviluppo culturale ed economico di molti paesi permettendo la realizzazione, un tempo utopica, del lavorare bene lavorando poco.

Il tema proposto dalla trasmissione quindi è interessante per due semplici motivi: uno perché l’argomento è di stretta attualità, l’altro perché, la presenza in studio della massima autorità regionale, ha inorgoglito l’anima dell’abruzzese verace. Forse non per tutti. In effetti l’editoria locale non se n’è occupata assolutamente. Il motivo lo sappiamo a forse se ne aggiunge un altro: la paura dello sviluppo della rete. Se il territorio verrà coperto, come pare, nel 2013 dalla banda larga ci sarà lo sviluppo, oltre che di prodotti e servizi, anche di mezzi di comunicazione nuovi e più all’avanguardia. E chi avrebbe interesse tra questi “editori” a fare tale “pubblicità” a questa cosa? Nessuno. Cosicchè Corecom e presidenza regionale si ritrovano soli a promuovere il digital divide in una regione di barbari. Certo è che la partenza della trasmissione non è stata delle migliori. Uno stanco e semi-addormentato Enrico Vaime inizia leggendo una “scarna relazione” di un “un analogico incallito che si rivolge ad un popolo che deve essere digitalizzato”. Il buon Vaime prosegue riferendosi al suo pubblico analogico: “Non vi spaventate: non sono malattie infettive ma bensì sindromi momentanee con le quali dobbiamo fare i conti”. Slurp! La pietanza è succulenta, quindi decido di rimanere sintonizzato. Il co-conduttore prosegue la sua spiegazione per ben sei infiniti minuti in cui tocca vari temi: l’agenda di confindustria sulla digitalizzazione, secondo la quale sono stati creati 700 posti di lavoro, e 400 mila se ne creerebbero nel solo 2015. Vaime non crede a ciò che legge ed ha persino un mancamento durante la sua lettura ma prosegue a velocità di una lumaca ubriaca la sua analisi, sotto gli occhi sbarrati di Flavia Fratello e Gianni Chiodi con lo sguardo  perso nel vuoto. Insomma parlando del rapporto di Confindustria, Enrico Vaime se la ridacchia con i suoi amici “analogici” ma, probabilmente, non sa di cosa stia parlando.

Dopo il “delirio analogico” del dottor Vaime finalmente si entra nel vivo del dibattito con un’analisi del direttore di Key4Biz Raffaele Barberio, che sostiene  che in fondo gli italiani sono molto “aperti” verso le nuove tecnologie, basti pensare al numero di terminali presenti in ogni famiglia, ma che purtroppo la politica tarda a fornire un indirizzo verso cui andare.

Non la pensa così Deborah Bergamini, membro della commissione per il digital divide, impegnata, come riferisce, nell’approvazione di un testo di legge di iniziativa parlamentare. Le iniziative da sviluppare saranno tre: lo sviluppo delle infrastrutture, sviluppo dei servizi pubblici sulla rete e l’incentivazione dello start-up innovativo. 

Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale, è convinto che il sistema digitale è una grande risorsa per il paese ed è l’unico modo per ristrutturare la nostra economia. L’associazione racchiude 350.000 aziende in tutta Italia per un fatturato di 70 miliardi di euro. Non basta avere un sito internet, secondo Parisi, ma bisogna usarlo. 

È la volta del presidente della Regione Abruzzo che chiarisce subito la mission del governo regionale: abbattere completamente il divario digitale presente nell’intero territorio. “L’ 11%, ovvero 150 mila persone, non possono ancora usufruire di questa possibilità”, spiega Chiodi, “ma abbiamo dovuto ridurre l’enorme debito pubblico e portarlo ad un terzo rispetto a qualche anno fa”. Quindi la giornalista interrompe il governatore definendo “paradosso” il fatto che lui si occupi di digital divide mentre c’è un capoluogo di regione da ricostruire. Come se, secondo la conduttrice, ci si debba concentrare solo sulla ricostruzione tralasciando tutte le altre attività politiche. Lo sviluppo della regione passa proprio per lo sviluppo del digitale, secondo Gianni Chiodi, tant’è che il 10% dei fondi Fas e Fesr sono stati investiti nel digital divide, nelle infrastrutture e nell’e-governement.  

Interessante dibattito, peccato che la maggior parte degli abruzzesi non lo abbia potuto seguire per colpa anche del digital divide!

 

di Antonio Del Furbo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia