A decidere le sorti dei due giudici disciplinari che dovrebbero processare Cosimo Ferri saranno le Sezioni Unite della Cassazione. Intanto Luca Palamara fornisce nuove indiscrezioni nel rapporto tra politica e magistratura.
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Il magistrato prestato alla politica e deputato di Italia viva, coinvolto nel caso Palamara, ha ricusato i laici di Palazzo de’ Marescialli Stefano Cavanna (Lega) e Michele Cerabona (Forza Italia) e il tribunale delle toghe ha disposto la trasmissione degli atti alla Suprema corte.
L’intenzione di Ferri era quello di ricusare tutti i componenti della sezione disciplinare in carica fino al 9 maggio del 2019. In subordine voleva l’invio degli atti alla Consulta sulla legge sull’ordinamento giudiziario del 2006. La sospensione del giudizio al Csm non riguarda Palamara. Anche lui aveva ricusato Piercamillo Davigo, suo giudice al Csm, citandolo come testimone ma senza successo, malgrado dalla corrente di Md un esponente storico come Nello Rossi avesse sostenuto che l’ex pm di Mani pulite non poteva rimanere nel suo ruolo visto che a ottobre va in pensione.
“La sinistra ha una forte capacità di orientamento della magistratura e a volte ti viene anche da pensare che la stampa non sia libera“, dice Luca Palamara alla sua prima uscita in pubblico, in una serata a Sabaudia. L’ex presidente dell’Anm aggiunge: “Mi sono pentito, se tornassi indietro non rifarei le stesse cose”.
Intanto a chi gli chiede se ha intenzione di scendere in politica risponde: “Io in politica? Le strade della vita sono impensabili, ora sono concentrato sulla mia difesa, l’obiettivo adesso è chiarire e ripristinare verità dei fatti, dimostrare tutto quello su cui si sta investigando. Altri magistrati lo hanno fatto”.