Cosa ci è andato a fare sabato scorso il presidente della Regione nella sala Consiliare del Comune di Sulmona? Il sindaco della città non ha dubbi. Antonio Del Furbo
“È stata una Pulcinellata“. Il primo cittadino è duro e puro, a tratti sarcastico, sull’incontro di Luciano D’Alfonso con i cittadini. “Venire a Sulmona in quel modo, senza rispetto delle istituzioni è stato sbagliato e avventato” ha aggiunto ancora il sindaco Giuseppe Ranalli. “Un comportamento che va condannato come vanno condannati gli atteggiamenti di violenza messi in atto da alcuni componenti del comitato contro la chiusura del punto nascita di Sulmona”.
È evidente che Ranalli non conosce il carattere ‘autoritario’ di Big Luciano: lui sempre e comunque prima di tutto e tutti. Basta vedere come il presidente di Regione tratta i suoi assessori che, nel migliore dei casi, mediaticamente, appaiono come comparse.
Per il sindaco sulmonese non c’era necessità di sfidare la folla che, manco a dirlo, giovedì scorso era davanti il consiglio regionale a chiedere la riapertura dei punti nascita. E, anche il quel caso, cordoni di polizia e carabinieri a tenere a bada la popolazione. Lo stesso cordone di polizia e carabinieri che lo hanno salvato sabato dagli attacchi dei manifestanti. E D’Alfonso, nonostante tutto, ha sfidato la folla ribadendo che i punti nascita vanno chiusi. “Noi in Comune non sapevamo che D’Alfonso venisse” ha precisato ancora Ranalli.
E ora che i fatti sono successi, qual è la prerogativa politica? Calmare gli animi.
E a pensarci è Ercole Core, componente Comitato Percorso Nascita Regione Abruzzo, che annuncia:“Per i punti nascita, non sarà chiusura ma riorganizzazione del percorso per garantire la sicurezza”. E precisa:“la valutazione espressa dal Comitato non si è basata sul numero delle nascite, come si vuole far credere, ma su una valutazione complessiva che tiene conto delle linee guida nazionali ed europee” quindi “se si considera che in Abruzzo vi sono dodici punti nascita con circa 10.000 nuovi nati l’anno e che la variabilità dei dati è molto elevata è evidente che occorre riorganizzare tutto il percorso nascita per dare sicurezza sia alle madri, durante il periodo gestazionale”. Nei punti nascita di Atri, Sulmona, Penne, Ortona saranno “istituiti ambulatori ostetrici con attrezzature e personale adeguati a seguire tutto il percorso gestazionale pre e post partum con ostetriche attive non solo negli ambulatori ma anche sul territorio. In tali struttura ogni donna potra’ scegliere il proprio medico e la ostetrica, che la seguiranno fino al parto e al post partum garantendo anche la presenza nell’ospedale di riferimento”.
Sembrano dichiarazioni che descrivono un mondo fatato ma che nella realtà non esiste. La realtà, dura e cruda, è che i quattro punti nascita chiuderanno tra il 30 giugno e il 30 ottobre per decisione di un commissario (D’Alfonso) che segue una direttiva di un ministro ‘non eletto’ e di una giunta regionale che affossa la decisione di giovedì scorso del consiglio regionale di rivedere la norma.
Più pulcinellata di così?