A quanto pare il governo (e forse non solo questo) si conferma nemico dell’impresa. L’operazione di annientamento della libera iniziativa viene umiliata, come da protocollo, anche nella fase post-pandemica. La data “nera” è il primo gennaio 2021 con l’arrivo della norma Ue.
Si tratta di una norma Ue sul default “che renderà quasi impossibile la vita alle aziende e agli italiani in bolletta anche per colpa del Covid-19”. “È un regolamento Ue – spiega Felice Manti su il Giornale – che obbliga le banche a classificare il cliente ‘a default’ quando si verificano contemporaneamente queste due condizioni: un pagamento di un arretrato superiore ai 100 euro (500 in caso di una azienda); il fatto che la somma rappresenti più dell’1% (dal precedente 5%) del totale delle esposizioni verso la banca (per esempio un debito inferiore a 10mila euro). Parliamo di mutui, prestiti e/o sconfinamento di conto corrente”.
Una norma europea che dà la mazzata finale a migliaia di imprese.
Uno studio pubblicato su Milano-Finanza parla del 65% delle 760mila piccole e medie imprese italiane, vale a dire circa 500mila. Spiega ancora Manti: “È il Regolamento dell’Unione Europea del 26 giugno 2013, numero 5751 sui requisiti di capitale delle banche (Capital requirements regulation) all’articolo 178 a dare specifiche disposizioni sull’abbassamento della cosiddetta ‘soglia di rilevanza’ default di un debitore”. E si dà mandato all’Autorità bancaria europea (Eba) di emanare queste linee guida.
Dunque accadrà che se entro 90 giorni consecutivi il debito non verrà saldato la banca sarà tenuta a classificare il cliente come cattivo pagatore. Se si paga dopo i 90 giorni, lo stato di default varrà per almeno altri 90 giorni dal momento in cui il cliente salda il debito e varrà su tutte le sue esposizioni. In che misura il default di un’impresa può avere conseguenze su un’altra impresa ad essa connessa? “Secondo le nuove regole, le banche dovrebbero censire le connessioni tra i propri clienti, in modo da identificare i casi in cui il default di una impresa possa ripercuotersi negativamente sulla capacità di rimborso di un altro debitore ad essa connesso. È il cosiddetto effetto contagio”.
Se un’azienda salta, anche i suoi creditori possono essere considerati a loro volta in default. “Chi ad esempio non dovesse pagare le rate di un finanziamento tipo ‘ottobre, novembre e dicembre’ si troverà iscritto nell’elenco dei cattivi pagatori a partire dal 1 gennaio 2021. E per poter ottenere la cancellazione potrebbe attendere fino a 24 mesi” precisa il commercialista Gianluca Timpone. Ciò comporterebbe la negazione di ogni finanziamento e accesso al credito.