A Bruxelles, è risaputo ormai, vogliono bene all’Italia. La amano a tal punto che ogni giorno se ne inventano una per far fallire l’economia del Bel Paese. Certo è che anche gli italiani ci mettono del proprio nello scegliersi i propri rappresentanti.
Eppure a leggere la carta degli intenti dei burocrati europei la mission appare chiara:”L’Unione europea è impegnata in un grande sforzo per lasciare alle spalle la crisi e creare le condizioni per un’economia più competitiva con un più alto tasso di occupazione. La strategia Europa 2020 mira a una crescita che sia: intelligente, grazie a investimenti più efficaci nell’istruzione, la ricerca e l’innovazione; sostenibile, grazie alla decisa scelta a favore di un’economia a basse emissioni di CO2; e solidale, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà”. Quindi, riflettono i super eroi belgi, “perché la strategia Europa 2020 dia i frutti sperati, è stato istituito un forte ed efficace sistema di governo dell’economia per coordinare le azioni a livello UE e a livello nazionale”.
INNALZAMENTO TASSO OCCUPAZIONE AL 75%
I funzionari europei, probabilmente troppo isolati dal mondo esterno, parlano di innalzamento “al 75% del tasso di occupazione per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni” oltre che ad una guerra di quartiere “alla povertà e all’emarginazione” di cui “almeno 20 milioni di persone” già vivono o ne sono a rischio. E come risolverebbero tale situazione? Tassando beni e servizi ovviamente.
LA PAROLA MAGICA: “SQUILIBRI MACROECONOMICI”
Un tempo si sarebbe detto:”Ce lo chiede l’Europa”. Ora non più. Le frasi si adeguano e si rinnovano, le responsabilità si passano e si riprendono come in una partita di calcio. Quella ventina di persone che decidono cosa dobbiamo mangiare e come dobbiamo vestirci ci mandano a dire che “l’Ue non aprirà una procedura per debito eccessivo nei confronti dell’Italia, ma il paese, assieme agli altri due per i quali sono stati individuati squilibri macroeconomici eccessivi (Slovenia e Croazia), verrà strettamente monitorato sull’attuazione delle riforme avviate e di quelle raccomandate oggi dalla Commissione”. Lo fa sapere Olli Rehn, Commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari dal 2010.
Il Commissario europeo Affari Economici, Olli Rehn
Olli Rehn è, per chi non lo sapesse, colui che ha sempre sostenuto le politiche di austerità fin dal 2011 e che decretò l’affossamento totale della Grecia. Intendiamoci: Rehn ha salvato l’economia delle banche non di certo la vita dei cittadini greci. Il commissario europeo ha talmente fatto gli interessi dei grandi gruppi bancari che l’economista e premio Nobel Paul Krugman lo definì, insieme ai dirigenti economici della Commissione, “inadeguato alla gestione della crisi”.
L’economista e premio Nobel Paul Krugman
Krugman ci è andato giù pesante nella critica a Rehn:”vuole smantellare lo stato sociale. La sua attenzione alla disciplina di bilancio è, tra l’altro, quella di ridimensionare il potere del governo”. Nonostante la bufala che l’austerità producesse crescita, Rehn, tuttora, continua ad affermare tale ipotesi.
DICE REHN…
Andando nel dettaglio, cosa contesta Rehn all’Italia? Semplice:”Il programma di stabilità del governo italiano prevede un aggiustamento strutturale di 0,2 punti percentuali del Pil nel 2014 e di 0,2% nel 2015. Nel programma questo modesto aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine di pareggio di bilancio in termini strutturali è giustificato dalle gravi condizioni economiche e dagli sforzi necessari per attuare un ambizioso programma di riforme strutturali. Per il Commissario però ciò “non convalidato da un organismo indipendente, lo scenario macroeconomico sul quale si fondano le proiezioni di bilancio del programma è leggermente ottimistico, in particolare per quanto riguarda gli ultimi anni del programma. Nel 2014 è prevista una deviazione dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo a medio termine che, se si ripetesse l’anno successivo, potrebbe essere valutata come significativa, anche in base al parametro di riferimento per la spesa. Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio, inoltre, non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate, soprattutto a partire dal 2015. Le previsioni di primavera della Commissione indicano una non conformità con il parametro di riferimento della riduzione del debito 2014 poiché l’aggiustamento strutturale prospettato (soltanto 0,1%) è inferiore all’aggiustamento strutturale richiesto di 0,7% del Pil”. Chiaro, no?
LA RICETTA
Per mister austerità non ci sono dubbi quindi:”L’Italia deve trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all’ambiente, nel rispetto degli obiettivi di bilancio”. Bisogna rafforzare “le misure di bilancio per il 2014 alla luce dell’emergere di uno scarto rispetto ai requisiti del patto di stabilità e crescita, in particolare alla regola della riduzione del debito, stando alle previsioni di primavera 2014 della Commissione”. Per l’anno prossimo, invece, l’Italia dovrà “operare un sostanziale rafforzamento della strategia di bilancio al fine di garantire il rispetto del requisito di riduzione del debito, per poi assicurare un percorso sufficientemente adeguato di riduzione del debito pubblico”.
In poche parole: accelerare le privatizzazioni e spostare la tassazione dal lavoro ai consumi. Perché non portare l’Iva al 50%?
ZdO