Un paese, l’Italia, tenuto sotto scacco da uomini d’onore e assassini. Tanto è stato fatto nelle aule dei tribunali per ‘ammazzare’ il fenomeno ma tanto bisognerà ancora fare. Ma il futuro dello stivale immerso nel Mediterraneo non può essere riposto nel lavoro solitario di giudici e forze dell’ordine.
Il Maxiprocesso di Palermo rappresentò il simbolo dell’Italia onesta in grado di processare Cosa nostra portando alla sbarra del 41 bis uomini accusati di omicidio, traffico di stupefacenti, estorsione e associazione mafiosa. Grazie a uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono condannati all’ergastolo quasi 20 boss per un totale di 2500 ani di reclusione.
Da allora il lavoro della magistratura è continuata senza sosta con decine di migliaia di blitz, arresti e perquisizioni da Nord a Sud. E, nel mirino delle forze dell’ordine, sempre più sono finiti personaggi della mala legata a doppio filo con l’economia della regione cosiddetta produttiva per eccellenza: la Lombardia.
Ieri la Dda di Milano ha messo le manette a 40 appartenenti al tessuto mafioso lombardo. I carabinieri hanno filmato i rituali di affiliazione per entrare nell’organizzazione criminale.
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L’inchiesta Insubria ha bussato alle porte di Sgarristi e Santisti, ovvero dei clan governati dai boss calabresi residenti tra Milano, Como, Lecco, Monza, Verona e Bergamo. Boss che preferiscono affidare memorie, appunti e messaggi a “quaderni con il formulario” dei giuramenti.
A giugno di quest’anno un’altra operazione a Palermo con 91 arresti. Un blitz denominato Apocalisse che rase al suolo le cosche di Tommaso Natale-San Lorenzo e Resuttana.
Un vero e proprio esercito militare, in grado di riscuotere il pizzo e di fare proprio il business delle slot machine. Le indagini hanno individuato in Girolamo Biondino, scarcerato eccellente, fratello di Salvatore e autista di Totò Riina, la figura del personaggio principale perché capomafia di Tommaso Natale- San Lorenzo. Lui, come altri, viveva nella sua casa del Nord per scontare un residuo di pena. L’associazione mafiosa chiedeva il pizzo a ingrossi di prodotti alimentari, surgelati e carni, negozi di abbigliamento, discoteche, imprese edili, sale biliardi, sale bingo, negozi di elettronica, pescherie, artigiani e fruttivendoli.
IL VIDEO INEDITO DEGLI UOMINI DELLE COSCHE
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Un legame con la ‘Ndrangheta del Nord che si rafforza con opere legate all’Expo. Un’inchiesta dell’ottobre scorso che ha portato agli arresti di tredici affiliati alla cosca dei Galati, tra Milano, Como, Monza e Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. I clan contavano su subappalti da 450mila euro alla Tangenziale Est Esterna di Milano, tra le grandi opere connesse all’evento. Tutto attraverso una società, Skavedil, in possesso del certificato anti-mafia nonostante fosse riconducibile a uno degli arrestati, Giuseppe Galati.
Questa mattina, 130 finanzieri del G.I.C.O. dell’Aquila della Compagnia di Giulianova e di altri reparti della Guardia di Finanza di Teramo, Pescara, Chieti, Avezzano (L’Aquila), Ancona, Pesaro, Macerata, Ascoli Piceno e Bari hanno eseguito ordinanze di misure restrittive nei confronti di 27 persone, di cui 17 in carcere. I provvedimenti sono stati emessi su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila, per reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. L’indagine ha disarticolato un clan malavitoso formato principalmente da appartenenti alla famiglia di etnia rom Di Giorgio, che gestisce da anni le principali piazze di spaccio. Nel periodo dicembre 2012 giugno 2013, sono stati eseguiti una decina di interventi repressivi nei territori di Giulianova, Tortoreto, Martinsicuro ed in altri limitrofi.
La situazione è molto grave, specie nel vastese, dove la sicurezza nella città è compromessa. Da anni la criminalità organizzata opera su tutto il territorio vastese tramite rom, tossicodipendenti e immigrati. Le organizzazioni criminali non fanno più vittime ma usano persone in difficoltà, tra cui imprenditori con problemi di liquidità, per utilizzarli a loro piacimento. Tutti sanno ma pochi parlano. A Lanciano da settimane bande di delinquenti sfasciano bancomat in pieno giorno e rubano auto.
Perché la politica non ne parla? Perché sul tema non c’è un dibattito? Perché dobbiamo tenerci la politica degli slogan e delle passerelle? Qualcuno ha un po’ di orgoglio o lo ha venduto, insieme all’anima, al diavolo?
Antonio Del Furbo