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La Croazia ha appena annunciato trivellazioni in tutto l’Adriatico: a poca distanza dalle coste italiane e in un mare chiuso in cui la più piccola perdita di petrolio potrebbe causare un disastro ambientale irrimediabile.  

La decisione pare non essere definitiva ma, intanto, parte anche una raccolta firme per impedire le volontà del governo. Conti alla mano i sotto scrittori dell’iniziativa parlano di un’operazione economica praticamente fallimentare: i circa 100 milioni di investimenti in media all’anno promessi dalle multinazionali del petrolio contro i circa 7 miliardi all’anno che derivano dal turismo. “Basterebbe perdere per colpa di questo progetto 100mila dei 12milioni di turisti annuali, e tutta l’operazione sarebbe un fallimento per l’economia croata” affermano Luca, Francesco, Juliane, Luis, Sam, Christoph.

Per il momento non è dato sapere se i croati continueranno su questa linea ma intanto ha già affidato in concessione dieci aree del mare Adriatico per l’esplorazione di possibili campi per l’estrazione di gas e petrolio. A svolgere il lavoro un consorzio americano e austriaco formato dalla Marathon Oil e l’Omv che si è aggiudicato sette delle dieci aree concesse. Altre due licenze sono andate all’altro consorzio tra società pubblica croata Ina e l’ungherese Mol e una al consorzio tra l’Eni e l’inglese Medoilgas. L’operazione di esplorazione per cinque anni costerà 2,5 miliardi di dollari ha detto Zoran Milanovic, Primo ministro della Croazia. La decisione del governo croato si rifletterebbe anche sull’Italia visto che i giacimenti si estendono fino a sotto le acque territoriali dello Stivale e potrebbero, i lavori, provocare danni ambientali. L’asta, inizialmente di 14 milioni di dollari, ha portato nelle casse del governo 100 milioni di dollari

Chi contesta la linea politica croata lo fa fondamentalmente riportando i numeri sul turismo. Da gennaio a ottobre 2014 le attività collegate ad essa in Croazia hanno generato un fatturato di 6,77 miliardi di euro, 168 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2013 (+2,5%), e hanno fatto salire la percentuale di prodotto interno lordo generata dal turismo al 20,9% del totale (+0,7%). I dati sono stati diffusi dal ministero del Turismo croato, che cita in una nota dati della Banca nazionale (Hnb) di Zagabria. “Una destinazione sempre più competitiva” sul panorama europeo e mondiale, ha dichiarato il ministro Darko Lorencin.

E a sposare la battaglia ‘turistica’ sono arrivati persino i tedeschi che in 180.000 hanno unito le forze per lottare per la prospezione di petrolio nelle isole Baleari. Le organizzazioni OceanCare e Avaaz hanno consegnato Martedì al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Ambiente ( Magrama ) una petizione con 180.130 firme sollecitando il governo spagnolo a “paralizzare l’ esplorazione petrolifera imminente “a sostegno del movimento di protesta locale ‘Alleanza mar Blava“. I firmatari sono convinti che “il rumore associato a questa pratica è così estrema che rappresenta una minaccia mortale per le balene, delfini e altre specie marine nella zona”. La protesta internazionale è arrivata dopo che Cairns Energy, con altre aziende, vuole di avviare la ricerca di carburanti nel Mediterraneo. “La Spagna intende utilizzare fucili ad aria compressa per trovare il petrolio nelle splendide acque di Ibiza e Maiorca” il Coordinatore dell’iniziativa Avaaziana, Christoph Schott 

Per il presidente di Spectrum, Rune Eng, “è ancora troppo presto per parlare delle quantità di estrazione ma l’Adriatico orientale è senza dubbio molto attraente per le corporations internazionali”. Ivan Vrdoljak, ministro dell’economia croato, è convinto che “la Croazia possa essere uno dei pochi paesi europei che possiedono molte più risorse di gas e petrolio del loro fabbisogno e potrebbe, entro la fine del decennio, trovarsi nella posizione di una piccola Norvegia”. Il governatore del Veneto Luca Zaia chiede lo stop delle trivellazioni perché c’è il forte rischio che “trivellando di fronte alle coste venete si rischierebbe di creare un catastrofico fenomeno di subsidenza. Vogliono mandare a fondo Venezia prima del tempo? Vogliono cancellare 120 chilometri di spiagge che accolgono 32 milioni di turisti l’anno e portano 17 miliardi di fatturato? Devono solo provarci e capiranno una volta in più di che pasta sono fatti i veneti e la loro Regione”.

In Adriatico, da parte dell’Italia, esistono 107 piattaforme per l’estrazione di idrocarburi, cinquanta solo davanti alla costa tra Emilia Romagna e Veneto. Difficile portare avanti certe tesi.

Antonio Del Furbo

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