In un angolo remoto dell’Australia, nel 1971, nasce Julian Assange. Cresciuto in una famiglia itinerante con una madre pacifista e un’infanzia segnata da frequenti trasferimenti, Assange mostra fin da giovane un’acuta intelligenza informatica.
Abbandonati gli studi universitari, si immerge nel mondo dell’hacking, fondando il gruppo “Sovversivi Internazionali”. Le sue attività clandestine lo portano a un passo da una condanna severa, ma riesce a patteggiare, ricevendo solo una pena condizionale grazie alla sua giovane età e alla mancanza di intenti malevoli.
Nel 2006, Assange crea WikiLeaks, una piattaforma per la divulgazione di documenti riservati forniti da informatori interni. Con un team di collaboratori fedeli, inizia a collaborare con testate giornalistiche di prestigio come il Guardian e Der Spiegel, pubblicando informazioni che svelano corruzione, abusi e segreti di stato. La missione dichiarata di WikiLeaks è combattere l’opacità e l’ingiustizia.
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Julian Assange: il prigioniero politico
La vera svolta arriva nel 2010, quando WikiLeaks diffonde migliaia di documenti segreti del Pentagono sulle guerre in Afghanistan e Iraq. Le rivelazioni scioccanti, alimentate dalle soffiate della soldatessa Chelsea Manning, includono dettagli su abusi e violazioni dei diritti umani, suscitando una tempesta mediatica e legale. Gli Stati Uniti avviano un’indagine, accusando Assange di mettere in pericolo la sicurezza nazionale.
Nel bel mezzo di questa turbolenza, Assange affronta accuse di stupro e molestie sessuali in Svezia. Temendo che l’estradizione in Svezia possa portare a una successiva estradizione negli Stati Uniti, Assange si rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra nel 2012, ottenendo asilo politico. Lì rimane per sette anni, continuando le sue attività controverse e sostenendo Edward Snowden nella sua fuga dalla giustizia americana.
Nel 2019, con un cambio di governo in Ecuador, l’asilo politico viene revocato e Assange viene arrestato dalla polizia britannica per violazione della libertà condizionale. Anche se la Svezia archivia il caso di stupro per mancanza di prove recenti, gli Stati Uniti avanzano formalmente la richiesta di estradizione per spionaggio.
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Il processo di estradizione si protrae per anni, con i legali di Assange che combattono strenuamente contro le accuse. Nel frattempo, Assange si sposa con Stella e diventa padre di due figli. Le sue condizioni di salute deteriorano, sollevando preoccupazioni per la sua vita.
La svolte finale
La svolta arriva nel 2024, quando il primo ministro australiano John Albanese intensifica gli sforzi diplomatici per risolvere la situazione. Assange accetta un patteggiamento, ammettendo una colpa minore e accettando una pena già scontata in carcere. Finalmente libero, può tornare in Australia, concludendo una saga giudiziaria durata oltre quattordici anni.
Così, Julian Assange, figura controversa e simbolo della lotta per la trasparenza, si ritrova a riprendere una vita normale nel suo paese natale. La sua storia rimane un potente monito sui confini tra libertà di informazione e sicurezza nazionale, e il dibattito su di lui continuerà a echeggiare per anni a venire.