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“La legge vieta la distruzione di vegetazione o, peggio, l’eventuale tombatura di corsi d’acqua per il loro ruolo ecologico e di depurazione naturale nonché per gli ovvi rischi idrogeologici”.

Così la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus (SOA) che torna sulla vicenda degli 80mila euro di fondi regionali per l’evento del Jova Beach Party. Dunque, le polemiche non si placano e oggi il SOA ha scritto a Regione Abruzzo, Comune di Vasto, Prefettura, Capitaneria di Porto e Carabinieri-Forestali ricordando che diverse leggi tutelano l’habitat di riproduzione di anfibi e uccelli nonché la vegetazione ripariale dei corsi d’acqua rivieraschi che svolge una funzione ecologica utilissima per la depurazione naturale delle acque, così importante anche per la balneazione.




“Abbiamo inoltre consultato -spiega ancora il SOA- la relazione tecnica relativa alla sicurezza del concerto Jova Beach Party previsto a Vasto il cui palco, strumentazioni e area spettatori, incredibilmente, sono state localizzate in parte proprio sull’area del Fosso in questione, che, ovviamente dovrebbe venir ricoperto, almeno stando a quanto ci pare  indicato sommariamente sulle piantine inserite nella relazione”.

A questo punto della vicenda potrebbe essere interessata anche la Corte dei Conti in relazione agli 80mila euro di fondi pubblici (fondi FSC destinati al turismo) impegnate come da delibera di Giunta Regionale 345/2019.

Nell’area vastese, inoltre, sono presenti in fase riproduttiva specie protette dalla Legge Regionale 50/1993 che, all’art.3 comma 1 lettera b, vieta “ogni attività o modificazione che può provocare l’eccessivo disturbo, la distruzione o il deterioramento degli ambienti di vita, di riproduzione o di frequentazione”. Ci sono, poi, diverse specie di uccelli come Cannaiola e Usignolo di Fiume in piena riproduzione, tutelati dalla Legge 157/1992 e da varie convenzioni internazionali. “La distruzione intenzionale di nidi è reato, per unanime giurisprudenza” spiega il SOA.

C’è, infine, l’art.26 del Piano Regionale Tutela delle Acque “che promuove la conservazione della vegetazione ripariale e fa espresso divieto di copertura dei corsi d’acqua se non in caso di problemi di pubblica incolumità e, comunque, in caso di copertura, con opere che tengano conto di un tempo di ritorno delle piene di 500 anni.”

È evidente che per la cosiddetta “pulizia” o “bonifica” i fondi dovrebbero essere spesi per cercare e sanzionare eventuali scarichi illegali.

Di admin

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