Site icon Zone d'Ombra Tv

Intervista a Gian Domenico Caiazza sulla riforma della separazione delle carriere

Intervista a Gian Domenico Caiazza sulla riforma della separazione delle carriere

Riforma sulla separazione delle carriere: intervista a Giandomenico Caiazza, già presidente dell'Unione delle Camere Penali

Spread the love

L’Aula della Camera ha approvato in prima lettura il disegno di legge costituzionale a favore della separazione delle carriere dei magistrati.

Riforma della separazione delle carriere: intervista a Gian Domenico Caiazza. Un passaggio importante che solleva numerosi interrogativi e accende il dibattito. Ne abbiamo parlato con Gian Domenico Caiazza, già presidente dell’Unione delle Camere Penali.


Sperava in questo risultato, in questo momento? (Intervista rilasciata a L’Unità)

“Devo ammettere che ero pessimista. Le condizioni fino a poco tempo fa non sembravano favorevoli: la priorità era concentrata sulla riforma costituzionale relativa al premierato, e sembrava improbabile che il Governo portasse avanti due riforme costituzionali contemporaneamente. Tuttavia, accantonata la riforma sul premierato, si è compreso che la separazione delle carriere era l’unica riforma con reali possibilità di successo.”


Il Ministro Nordio ha dichiarato di preferire un referendum popolare per legittimare la riforma, piuttosto che l’approvazione parlamentare. Qual è la sua opinione? (Intervista rilasciata a L’Unità)

“Rispetto questa visione, ma non la condivido pienamente. Un Parlamento che approva una riforma costituzionale con i numeri necessari rappresenta già la massima espressione della volontà popolare. D’altronde, la separazione delle carriere era un tema centrale nella campagna politica del centrodestra, quindi il consenso popolare è implicito. Tuttavia, capisco il ragionamento del Ministro: in un periodo di delegittimazione del Parlamento, il ricorso a un referendum può rafforzare la percezione di trasparenza e legittimità. E, se c’è un referendum da non temere, è proprio quello sull’ordinamento giudiziario.”


Giuseppe Santalucia, presidente dell’ANM, ha dichiarato che il popolo italiano saprà respingere questa riforma. Che ne pensa? (Intervista rilasciata a L’Unità)

“Con tutto il rispetto per il dottor Santalucia, il linguaggio che utilizza è più quello di un capo-partito che di un magistrato. Bisogna riflettere su un dato unico al mondo: in quale altro Paese la magistratura interviene politicamente su una riforma della giustizia attraverso i suoi organismi di rappresentanza? Certo, è legittimo che vengano ascoltati come tecnici, ma qui parliamo di interventi politici veri e propri. Inoltre, è curioso che ogni riforma venga interpretata come un tradimento della Costituzione. La Costituzione stessa prevede la possibilità di essere modificata.”


L’ANM sta considerando forme di protesta durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario. Alcuni esponenti politici definiscono queste iniziative eversive. Lei condivide questa opinione?

“Parlare di eversione è un termine forte e fuori luogo in questo contesto. Certo, se queste proteste si concretizzassero in comportamenti che ostacolano le decisioni del Parlamento democraticamente eletto, sarebbe grave. Tuttavia, è importante non esasperare i toni per evitare di alimentare un vittimismo strumentale.”


Le opposizioni sostengono che questa riforma indebolisca il ruolo del Parlamento, soprattutto considerando che il testo è stato approvato senza modifiche e con il rigetto di tutti gli emendamenti. Cosa ne pensa? (Intervista rilasciata a L’Unità)

“Questo è un problema che non riguarda solo questa riforma, ma il funzionamento generale del Parlamento. Ormai molti provvedimenti vengono di fatto decisi dal Governo, lasciando al Parlamento un ruolo marginale. Non è un problema di questa maggioranza in particolare, ma di un sistema che si è consolidato negli ultimi anni.”


Nella vostra proposta originaria di riforma non era previsto il sorteggio per i membri del CSM. Come valuta questa scelta?

“Non condivido il sorteggio come metodo per selezionare i membri di un organo di rilevanza costituzionale. Un sorteggio secondario, dopo una prima selezione basata su merito e competenze, sarebbe stato più accettabile. Tuttavia, non possiamo permettere che la questione del sorteggio faccia naufragare l’intera riforma. Si tratta di un dettaglio che potrà essere rivisto in futuro.”


Eugenio Albamonte ha espresso il timore che i pm possano diventare “magistrati di scopo” con questa riforma. Condivide questa preoccupazione?

“Il pubblico ministero è già un magistrato di scopo, è nella natura del suo ruolo. La separazione delle carriere non cambia questo dato, ma rafforza la terzietà del giudice, che è il vero garante dell’equilibrio nel processo. L’idea che i pm separati diventino incontrollabili è una bufala. Ogni azione del pm è sottoposta al vaglio del giudice.”


Si cita spesso il dato del 75% di archiviazioni e del 50% di assoluzioni. Come interpreta questi numeri?

“Il dato del 75% di archiviazioni è fisiologico in un sistema come il nostro, dove l’obbligatorietà dell’azione penale porta all’iscrizione di ogni notizia di reato, anche quelle palesemente infondate. Per quanto riguarda il 50% di assoluzioni, questo dimostra che molti processi non dovevano neanche iniziare. Questo è il fallimento del controllo giurisdizionale delle indagini. La separazione delle carriere è necessaria proprio per rafforzare questo controllo.”


Quali sono le prospettive per il futuro della riforma?

“Il cammino è ancora lungo. Dopo l’approvazione alla Camera, il testo passerà al Senato e, successivamente, sarà necessario un referendum. Sarà una battaglia difficile, ma credo che il consenso tra i cittadini sia forte. La separazione delle carriere è una riforma necessaria per garantire una giustizia più equa e trasparente.”

Exit mobile version