L’ultima vittima del tritacarne mediatico-giudiziario è Sandro Gozi, ex sottosegretario agli affari europei nei governi Renzi e Gentiloni, oggi parlamentare europeo. Qualche giorno fa il tribunale di San Marino ha archiviato il procedimento penale a carico di Gozi e Catia Tomasetti, presidente della Banca Centrale di San Marino (Bcsm) in relazione a una presunta consulenza fantasma.
L’inchiesta
L’inchiesta esplode ad aprile 2019, quando gli inquirenti sanmarinesi ipotizzano il pagamento di 220mila euro da parte di Bcsm a Gozi per una consulenza poi rivelatasi fittizia. In particolare si tratta di una consulenza riguardante adeguamenti normativi e rapporti con istituzioni estere. Dopo un anno, scopriamo ora che la consulenza fu reale. Il tribunale di San Marino ha ritenuto che dai fatti non emergesse alcuna condotta rilevante a carico dei due indagati. “Sono soddisfatto dell’archiviazione – ha commentato Gozi ad Adnkronos – sono sempre stato molto tranquillo riguardo al mio operato. Resta purtroppo il danno di un polverone mediatico fondato su fatti inesistenti”. Sulla stessa linea anche Bcsm, che in una nota ha affermato: “Una ottima notizia per la presidente, ma tale atto non sana il danno pubblico della gogna mediatica ingiustamente subita, né il danno a persone ed istituzioni che perseguono finalità di interesse pubblico e sistemico”.
Gozi, il “candidato” francese
All’epoca Gozi era candidato alle elezioni europee in Francia con En Marche, il partito del presidente Macron. “Gozi indagato a San Marino: ‘Finta consulenza in banca’”, scriveva Il Fatto Quotidiano in prima pagina, utilizzando il solito stratagemma delle virgolette per far apparire un sospetto come un fatto già accertato. “Una superconsulenza inguaia Gozi, l’italiano che corre con Macron”, scriveva La Verità, per poi tornare pochi giorni dopo sul grande “intrigo internazionale del Titano”.
L’indagine venne usata come una clava quando a fine luglio Gozi venne nominato responsabile degli affari europei dal governo francese (si dimetterà a ottobre). Il 31 luglio, ad esempio, Giorgia Meloni con un intervento sul Giornale rivolse un appello al premier Conte: “Incarico in Francia: ora Conte tolga a Gozi la cittadinanza italiana”.
Gozi: sempre lavorato onestamente
“Ho lavorato alla luce del sole e in modo regolare, come testimoniato da numerosi incontri avuti anche con commissari europei –spiega Gozi a Repubblica- . Era un’indagine da chiudere subito, invece ebbe un risalto enorme, a San Marino e nel nostro Paese. La notizia fu cavalcata politicamente per danneggiarmi, pochi giorni dopo l’annuncio della mia candidatura per ‘En marche’, la formazione di Macron”.
Operazione orchestrata da forze nazionalista
Per Gozi l’operazione fu voluta “dalle forze nazionaliste italiani e francesi, che hanno fatto di tutto per bloccare una legittima scelta transnazionale”. I nomi sono “facilmente intuibili: dalla Meloni alla Le Pen fino all’estrema sinistra francese, poi Salvini e Di Maio. Il Di Maio prima maniera, che non aveva ancora sostituito il gilet giallo con la grisaglia ministeriale. Ma si rende conto che il vicepremier di un Paese come l’Italia ha chiesto che mi togliessero la cittadinanza italiana per aver fatto quello che chiunque in Europa può fare dal ’79, ovvero candidarsi in qualsiasi paese dell’Ue? Il diritto di cittadinanza non è stato tolto neppure a Totò Riina”.