Nel tessuto intricato delle cronache legali della Puglia si dipana un quadro vivido di corruzione e scambi di favori, che abbraccia sia gli ambiti politici che quelli amministrativi.
In Puglia voti venduti per 50 euro: regali e soldi ai politici. Le storie narrate rivelano un’ampia gamma di pratiche illecite. Si va dalle tangenti tradizionali al favoritismo per posti di lavoro elettorali, dalle generose regalie di compleanno alle sospette mance per ottenere appalti pubblici.
Uno degli episodi più recenti riguarda i fratelli Alfonso ed Enzo Pisicchio, protagonisti di una vicenda che ha scosso le fondamenta del potere locale. Alfonso, ex assessore comunale e regionale di Bari, è stato sospettato di favorire aziende in cambio di assunzioni per gli elettori del suo schieramento politico. Inoltre, si contesta loro l’accettazione di finanziamenti illeciti e regali di varia natura, come una lussuosa cucina elettronica.
Il funzionario regionale
Ma non è solo la famiglia Pisicchio a finire sotto i riflettori dell’indagine. Vincenzo Riefoli, un funzionario regionale, è stato accusato di prendere tangenti per agevolare pratiche amministrative. Mentre Mario Lerario, dirigente della Protezione Civile, è stato condannato per aver accettato denaro da imprenditori in cambio di favori nella concessione di appalti pubblici. Anche Elio Sannicandro, ex direttore generale dell’Asset, è coinvolto in un processo per presunta corruzione legata agli appalti per l’emergenza idrogeologica.
Le vicende legali si intrecciano con la politica locale, dove alcuni esponenti sono stati accusati di favorire imprenditori in cambio di sostegno elettorale.
Filippo Caracciolo, ex capogruppo del Pd regionale, è stato rinviato a giudizio per aver facilitato imprenditori in una gara d’appalto in cambio di supporto alle elezioni. Anita Maurodinoia, ex assessora regionale ai Trasporti, è stata coinvolta in un’indagine che ipotizza il coinvolgimento nel sistema di compravendita di voti gestito dal marito.
Le indagini hanno anche rivelato un coinvolgimento dei clan baresi nel finanziamento illegale delle campagne elettorali, attraverso il pagamento di buoni pasto e benzina a cittadini in cambio del loro voto.