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Il popolo di Stamina assalta Montecitorio. Ma i ‘faccendieri’ sono impegnati in altro.

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Erano in tanti ieri a urlare per un loro diritto. Sono a migliaia ad avere bisogno di cure per sopravvivere e continuare un’esistenza dignitosa è normale. Ieri a Montecitorio le persone semplici, quelle che ogni giorno si sacrificano per portare a casa un tozzo di pane, sono andati a chiedere ai politici la libertà di curarsi e, soprattutto, di continuare a vivere. I faccendieri della seconda Repubblica però, erano murati dentro a curarsi i propri interessi.

Erano in tanti ieri a urlare per un loro diritto. Sono a migliaia ad avere bisogno di cure per sopravvivere e continuare un’esistenza dignitosa è normale. Ieri a Montecitorio le persone semplici, quelle che ogni giorno si sacrificano per portare a casa un tozzo di pane, sono andati a chiedere ai politici la libertà di curarsi e, soprattutto, di continuare a vivere. I faccendieri della seconda Repubblica però, erano murati dentro a curarsi i propri interessi.

«Curarsi non è un reato – hanno detto – non possiamo rimanere in silenzio, facciamo sentire la nostra Voce per un domani, per quel domani che tanti non hanno potuto avere». Sono arrivati puntuali nella piazza di Montecitorio alle 9 di ieri mattina per ribadire il loro diritto alle cure con il metodo Stamina. Ce n’erano tanti ieri e da tutte le parti d’Italia.

«Ieri sono arrivato in piazza di Montecitorio e da subito sono stato assalito da un profondo dolore misto a rabbia» racconta Stefano Moretti che è in costante contatto don il dottor Davide Vannoni di ‘Stamina Foundation’. «Vedere tanti bambini affetti da malattie incurabili – prosegue – tutti insieme davanti al palazzo mi ha lasciato senza parole. Sono stato ancora peggio quando personalmente, e lo giuro a tutti voi davanti ai miei tre figli, ho potuto parlare con i genitori di quei bambini che hanno già cominciato le infusioni e che presentano miglioramenti inspiegabili per il tipo di patologia».

Sandro Biviano e Marco Biviano sono partiti da Lipari e a ‘Blog Sicilia’ hanno dichiarato:«lo Stato non può decidere per la vita di chi soffre ogni giorno. Non ci arrendiamo». Sandro e Marco sono fratelli e entrambi affetti da distrofia muscolare. Insieme agli altri malati lasceranno Roma solo quando saranno morti. Sono parole tristi, parole di malati costretti a dormire in tenda per affermare un loro diritto e per sottrarsi alla morte. I malati sono quelli che incontrano i ‘faccendieri’ politici e che ascoltano le parole vuote di questi ‘non eletti’. Che vogliono fare questi ‘clown della politica’? «la politica ha uno schifoso disegno: di impossesarsi del metodo Stamina in quanto, essendo sicuro ed avendo risultati, garantirebbe profitti di miliardi di euro» racconta Moretti. «C’è l’interesse di qualcuno a far diventare il metodo un vero e proprio farmaco da far pagare al servizio sanitario nazionale decine di migliaia di euro ad infusione. Ci sono politici che stanno sponsorizzando questa operazione. Attualmente la terapia essendo compassionevole non costa niente ai malati». 

Anche il M5S ha abbandonato il metodo ‘Stamina’ perché:«Vannoni non vuole rispettare i protocolli» ci racconta Gianluca Vacca. Eppure Beppe Grillo non parlava così del metodo ‘Di Bella’ ovvero della cura sperimentale che guariva i tumori. L’allora ministro della Salute Rosy Bindi si scagliò contro Di Bella ma alla fine approvarono la sperimentazione perché il professore accettò i  protocolli. Il risultato fu che Luigi Di Bella aveva torto e che quindi il metodo non guariva dal cancro. Peccato che, Antonino La Tona, invita gli attivisti 5 stelle a:«occuparsi del metodo Di Bella perché sempre di più utilizzata da migliaia di malati in Italia e nel Mondo e che riesce a dare risultati a dir poco incoraggianti in molti tipi di tumori specie se utilizzata come “prima linea». Barbara Bartorelli:«Sono guarita di Linfoma Di Hodgkin con il metodo Di Bella». Come lei tanti altri hanno dichiarato di essere guariti grazie al metodo Di Bella. 

Per dirla alla Beppe Grillo dell’epoca: com’è stato possibile imporre un protocollo ad una sperimentazione nuova? 

di Antonio Del Furbo

 

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