Un altro giudice si presta alla politica. E così, per l’ennesima volta, appare sempre più evidente il cortocircuito imbarazzante tra politica e magistratura.
Del fatto che il sostituto procuratore generale Catello Maresca avesse intenzione di scendere in campo lo sapevano tutti. Tranne i colleghi del Consiglio superiore della magistratura. E al Csm si sono pure dovuti sbrigare a concedergli l’aspettativa. Per Maresca, infatti, è partita la procedura d’urgenza per consentirgli la candidatura a sindaco di Napoli per il centrodestra. Un profilo sostenuto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
A sinistra, invece, le cose non vanno molto bene. Si sta cercando ancora il candidato dopo che l’ex ministro Gaetano Manfredi, il prescelto di Letta e Conte, ha spiegato in una lettera i motivi del suo rifiuto. Manfredi ha fatto riferimento alle difficoltà di fornire servizi e risposte ai cittadini per via dei conti devastanti del Comune. E, inoltre, a Palazzo San Giacomo si finirebbe “solo per fare il commissario liquidatore di fronte alla voragine dei 5 miliardi del Comune”.
Ma le manovre politiche romane per salvare i piccoli centri blindandoli con il fondo salva-Comuni vanno avanti. A ribadirlo il viceministro dell’Economia Laura Castelli: “C’è l’obiettivo di costruire un fondo strutturale nella legge di bilancio 2022 peri Comuni in deficit strutturale”.
Intanto, a destra, Maresca è costretto a fare i conti con la prima contraddizione.
L’ex magistrato, autore di importanti catture nel gotha dei casalesi, è schierato contro il senatore di Fi, Luigi Cesaro più noto come Giggino ‘a polpetta, e coinvolto in più procedimenti per collusioni. Il fatto è che Cesaro è senatore e uomo potente in Campania: deputato e poi senatore di Forza Italia e de Il Popolo della Libertà dal 1996 (europarlamentare per FI tra il 1999 e 2001) e Presidente della Provincia di Napoli dal 2009 al 2012.
Catello Maresca però avverte: “Io e Cesaro sullo stesso palco? Non mi ci vedrete”. E la cosa già fa ridere così. Politicamente, ovvio.
Dall’altro lato, non la prende bene il parlamentare forzista, che preme sul coordinatore campano di Fi, anch’egli senatore, Domenico De Siano, fino a quando quest’ultimo lancia un brusco invito alla calma all’aspirante sindaco. “Attualmente Luigi Cesaro è incensurato. Solo se e quando il senatore dovesse essere riconosciuto colpevole con una pronuncia passata in giudicato, allora si faranno le valutazioni del caso – sottolinea De Siano – Ma garantismo e presunzione di innocenza sono capisaldi, Maresca se ne faccia una ragione”. Proprio a carico di Cesaro è appena stata autorizzata l’utilizzabilità di alcune intercettazioni, nell’ambito di un procedimento che lo vede indagato per concorso esterno in associazione camorristica e per ipotesi di voto di scambio politico-mafioso. Mentre i fratelli di Giggino il senatore, Aniello , Raffaele ed Antimo Cesaro sono già sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, per due distinti blitz.
La collisione, quella tra il magistrato che scende in politica e il politico che annuncia l’addio ma non si è mai ritirato, era annunciata da tempo: almeno quanto la discesa in campo della toga.
La notizia della discesa in campo di Maresca era di dominio pubblico da sei mesi. Infatti il Pg di Napoli, Luigi Riello, scrisse al Csm dove si ipotizzava l’apertura di una pratica per incompatibilità. Lo scorso gennaio il Csm si spaccò, al plenum passò per 12 voti a 9 la proposta di archiviare la sua posizione. “In fondo si tratta di illazioni, boatos, nessuna volontà espressa da Maresca in favore di una propria candidatura”, fu la tesi dominante di membri laici come Lanzi, (Fi) o anche del togato Di Matteo (Autonomia e Indipendenza). Mentre i fatti mostrano che in costanza di esercizio della funzione, un sostituto pg aveva già di fatto aperto a campagna preparatoria e di ascolto della città, anche attraverso la partecipazione, in presenza o da remoto, a vari appuntamenti.
Poi, pochi giorni fa, ecco la richiesta di aspettativa per motivi elettorali.
La pratica di Catello Maresca arriva in Quarta commissione al Csm, presieduta dal professor Alberto Maria Benedetti, consigliere laico. E dove ieri sera è stata chiusa con il voto favorevole all’unanimità. La proposta, attraverso la procedura d’urgenza, sarà esaminata oggi dal plenum: il cui placet finale appare un atto scontato. Il via libera è quindi questione di ore: appena in tempo per consentire a Maresca di partecipare, in pieno centro cittadino, domani, a un convegno sul caso Luca Palamara e sul “Sistema” degli accordi sottobanco. Partecipano l’ex pm romano sotto processo e oltre ad Alessandro Sallusti che firma con lui il libro. Tra coloro che sono chiamati a discuterne, tra gli altri, ecco anche Carlo Nordio, Arcibaldo Miller, anche Luigi Bobbio e Amedeo Laboccetta.