Le domande senza risposte rispetto alla gestione della pandemia a marzo sono tante. Domande che cercano risposte intorno a quel “Piano pandemico” che non esiste, benché il ministro lo abbia letto 11 giorni prima della sua approvazione finale.
Conte nega le carte del Piano anti-covid
C’è, ad oggi, un documento mai secretato. Un fascicolo molto importante con un livello di riservatezza elevato. Un documento bollato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, come “studio ipotetico”. Eppure su quel fascicolo ci hanno lavorato Cts e task force del ministero della Sanità.
Cosa c’è scritto in quel documento? Nessuno lo sa perché è ancora segreto.
“Lo studio di Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler, e il ‘piano pandemico’ elaborato dai tecnici nominati dal premier Giuseppe Conte, sono due cose distinte” scrive ilGiornale che ha avuto modo di accedere agli atti. Quello che Merler presenta il 12 febbraio al Cts è una relazione composta da proiezioni e studi matematici. Nello specifico non dava indicazioni. Dunque, le linee guida e gli scenari inseriti nel piano sono stati elaborati successivamente dal Comitato tecnico scientifico.
Ne esce fuori un lavoro molto più complesso.
Quando i cronisti chiedono di visionare il “Piano”, ministero e Protezione civile inviano lo studio di Merler. Perché? E perché il ministero confonde i due testi?
Quando il 12 febbraio nasce il gruppo di lavoro ristretto per la preparazione del “Piano” all’interno del Comitato, al tavolo sono presenti sette persone. Tra questi il direttore scientifico dell’ospedale Spallanzani, Giuseppe Ippolito, i presidenti dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro e della Protezione Civile, Agostino Miozzo.
Il 20 febbraio la bozza del piano pandemico arriva nelle mani del ministro della Salute, Roberto Speranza. Il documento prevede azioni da mettere in atto nel caso in cui fosse scoppiata un’epidemia di coronavirus in Italia. Sono i giorni in cui l’Italia è certa di poter controllare il contagio. Dopo aver avuto il via libera di Speranza, il documento finisce sulle scrivanie di tutti i componenti del Cts. È il primo marzo. Qualche ora dopo ottiene l’ok definitivo anche dal Comitato tecnico scientifico. Speranza a quella riunione partecipa ma poi se ne va. Infatti, quando il Cts approva qualche documento il ministro non è mai presente.
Virus fuori controllo
Ai primi giorni di marzo è chiaro che il virus, almeno nel Nord Italia, è del tutto fuori controllo. Il piano pandemico è il punto di riferimento per la gestione dell’epidemia. Ne viene fatto ampio uso per orientare le scelte. Sono i giorni in cui la Regione Lombardia inizia a chiedere a gran voce di estendere la “zona rossa” in Val Seriana. Sono i giorni in cui i grafici che arrivano a Palazzo Chigi parlano di virus fuori controllo nelle province di Brescia e Cremona. I dati sono allarmanti ovunque.
Eppure quel piano rimane segreto.
Non viene mostrato a nessuno, neppure alle Regioni. Nel caso del Piano pandemico alla segretezza viene dato particolare risalto. Non solo più volte il Cts mette a verbale l’obbligo di non portarlo all’esterno per evitare “che i numeri arrivino alla stampa”, ma in questo caso viene applicato un livello di riservatezza rinforzato. Segreto che verrà rotto non appena il gruppo verrà allargato a 26 persone.
Ma ancora oggi, dopo otto mesi, non è stato ancora reso ufficialmente pubblico.