I nomi dei nuovi ministri circolano da alcune ore. Soprattutto quelli che si contendono le poltrone più importanti: dell’Economia, degli Interni e della Giustizia. Ecco il nuovo governo di Mario Draghi.
Le trattative vanno avanti anche per definire i nomi al sottosegretariato alla Presidenza e il ministero per i Rapporti con il Parlamento. Su questi ministeri posti ci sarebbe la “quota Draghi“. Un cuscinetto di sicurezza che il premier incaricato potrebbe riservare a figure tecniche. L’idea è quella di sottrarre al controllo della politica caselle e dossier importanti. Il tempo chiarirà se questa manovra appare buona per gli italiani. Certo è che cedere a tecnici – e non a politici – il controllo di ministeri chiave non appare in linea con un sentimento rappresentativo chiesto dagli elettori.
Ministeri
Sui nomi nulla è ancora deciso. Mentre i partiti si agitano immaginando spartizioni correntizie col bilancino, l’ex banchiere centrale sembra concentrato soprattutto sul programma. Solo dopo ci sarà spazio ad ambizioni dei singoli. La novità è che tra le segreterie si fa largo la voglia di ministri politici. Il Movimento 5 stelle vuole piazzare alcuni big al governo.
Ministri politici, dunque. Ma difficilmente i leader. Nicola Zingaretti vorrebbe entrare ma non sopporta la convivenza con Matteo Salvini. E così, inizia a farsi spazio l’opzione di un governo dei “numeri due”. Figure meno ingombranti.
La Lega impone Giorgetti allo Sviluppo
Per la Lega resiste il nome di Giancarlo Giorgetti. Tra le opzioni quella di affidargli il ministero dello Sviluppo. Per l’Economia sembra farsi largo il direttore generale di Bankitalia Daniele Franco. Sempre se Draghi non decida per un interim.
Ventiquattro ministeri
Due gli schemi di gioco che circolano: il primo prevede venti ministri, il secondo ventiquattro. Nel primo caso, i politici in squadra sarebbero dodici: tre per il Movimento, due per Pd, Lega e Forza Italia, uno a Italia Viva, Leu e centristi. Nel secondo, addirittura quattordici: tre per Movimento, Pd e Lega, due per Forza Italia, uno per Italia Viva, Leu e centristi.
Pd: Orlando, Franceschini e Guerini
Il Pd chiede quattro posti sapendo di poterne ottenere al massimo tre. Nel caso, sarebbero in pole Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Quest’ultimo difficilmente potrebbe restare fuori, al massimo ricevere la delega ai Servizi. Se invece la Difesa finisse in mano a un tecnico, gira il nome di Claudio Graziano, presidente del comitato militare Ue.
Gli Esteri: Di Maio o Conte, Cartabia alla Giustizia
Il vero nodo è quello degli Esteri. Ci punta ovviamente Luigi Di Maio, che assieme a Stefano Patuanelli ha buone chance di far parte della squadra. Per Giuseppe Conte sarebbe pronta la Farnesina. Ma è l’ambizione, come detto, di Di Maio. Tra i 5S c’è chi spinge per dirottarlo in un ruolo meno “ingombrante” alla guida del partito. L’alternativa è la Giustizia, dove però sembra solida Marta Cartabia.
Le altre poltrone
Per lo Sport gira tra gli altri il nome di Andrea Abodi, presidente dell’istituto per il Credito sportivo, con rapporti trasversali che vanno da Fratelli d’Italia fino a Giorgetti e al Pd. Antonio Tajani potrebbe diventare ministro per gli Affari europei. Tra gli azzurri, circola anche il nome di Mara Carfagna. Matteo Renzi, invece, dovrà scegliere tra due fedelissimi: Teresa Bellanova o Ettore Rosato. Se Leu entrerà in maggioranza, verrà confermato Roberto Speranza. E anche i centristi sperano in un posto, magari per Carlo Calenda o Benedetto Della Vedova.
Intanto, il nuovo governo di Mario Draghi prende forma.