Mentre gli elettori credono di votare per decidere le sorti del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo e Mario Draghi si sono sentiti al telefono. Il tema è quello di decidere che governo sarà quello dell’ex presidente della Bce. La vicenda del ministero della Transizione ecologica.
Draghi ha dato un “segnale” a Grillo sull’ormai famoso ministero della Transizione ecologica che altro non è che la traduzione tecnica di uno dei principali capitoli di spesa del Recovery Plan.
Draghi non prende per nulla bene il rinvio per “colpa” di Rousseau. Non ne comprende le ragioni. E non è disposto ad accettare un passaggio parlamentare senza prima un sì o un no chiaro da parte del Movimento. Ai Cinquestelle non concede neanche la dichiarazione pubblica attesa sul ministero della Transizione ecologica. Il massimo che sente di poter fare è comunicare i suoi progetti agli ambientalisti ricevuti nel pomeriggio alle consultazioni.
A proposito di Transizione ecologica…
I grillini si attribuiscono la battaglia (e l’idea) del ministero ma in realtà le cose sono andate diversamente. Diciamo che i 5 stelle hanno usato la mossa per spingere il voto su Rousseau verso un sì.
La proposta di istituire un ministero per la Transizione ecologica era stata fatta alcuni giorni fa da Rossella Muroni, deputata di Liberi e Uguali. Muroni è da tempo impegnata sui temi ambientali e vicina ai movimenti. Il movimento Fridays For Future aveva a sua volta scritto una lettera a Mario Draghi. Nel documento si chiedeva di porre al centro del nuovo governo una “profonda riconversione ecologica”. Mentre avvenivano le consultazioni, infine, la proposta del ministero era stata avanzata quasi come condizione da Beppe Grillo e dal M5S, che l’aveva ribadita più volte sui social con post e video.
Perché proprio ora i grillini stanno forzando sul ministero? Eppure finora non era stato discusso né proposto nonostante il governo uscente fosse guidato proprio dal M5S.
Il tema verde
Il tema della transizione ecologica è da tempo un concetto centrale per i movimenti ambientalisti: si tratta della trasformazione del sistema produttivo verso un modello più sostenibile, che renda meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia, la produzione industriale e, in generale, lo stile di vita delle persone.
Il dipartimento per la Transizione ecologica
Un dipartimento per la Transizione ecologica e gli investimenti verdi esiste già e fa parte del ministero per l’Ambiente guidato da Sergio Costa (M5S). Il dipartimento “cura le competenze del ministero in materia di economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientamento energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale“.
Le competenze
Comunque cosa dovrà fare il ministero della Transizione ecologica non è chiaro. Se ne saprà di più una volta che Mario Draghi si sarà insediato con il suo governo. Ma qualcosa si può già anticipare, anche andando a vedere come si sono organizzati altri paesi dove è attivo un ministero per la Transizione ecologica, come Francia e Spagna.
Draghi sa che una buona parte dei fondi del Next Generation Ue saranno destinati alla declinazione ambientale dell’economia, a partire dalla transizione energetica per arrivare al taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 e alle neutralità carbonica entro il 2050. Ciò significa che non solo va accelerato il passaggio dagli idrocarburi alle rinnovabili e all’idrogeno nei settori energia e trasporti. Ma occorre che ogni decisione di politica industriale sia presa pensando alle sue ricadute su clima, ambiente e sostenibilità.
Ecco perché è più che probabile che ci siano più funzioni ministeriali che dovranno essere accorpate per una più razionale attività di coordinamento dei fondi e dei progetti.
In Spagna sono andati addirittura oltre e il “vecchio” ministero dell’Ambiente è diventato ministero della Transizione ecologica e della Sfida demografica. Le sue competenze vanno dalla lotta al cambiamento climatico alla prevenzione delle contaminazioni, dalla protezione del patrimonio naturale, della biodiversità, dei boschi, del mare, dell’acqua a un modello produttivo e sociale più ecologico.