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Il microchip sottopelle è realtà: nei prossimi mesi verranno impiantati a circa 3mila persone in Italia

Il microchip sottopelle è realtà- nei prossimi mesi verranno impiantati a circa 3mila persone in Italia
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Il microchip sottopelle è realtà. Migliaia di tedeschi e svedesi se li sono fatti impiantare sotto la pelle della mano. Una tecnologia utilizzata per attività quotidiane come l’accesso allo smartphone, l’apertura della porta d’ingresso di casa o l’attivazione di un allarme.Il sistema sarà presto disponibile per tutti i Paesi europei assicura l’azienda che li produce. I microchip sono grandi come un chicco di riso e impiantati tramite una siringa.

Eric Larsen, che guida Biohax Italia, è in attesa dell’approvazione delle autorità sanitarie e del Ministero della Salute.

Prevede di poter impiantare – racconta a Euronews – i chip sottocutanei in circa 2.500 soggetti tra Milano e Roma nei prossimi sei mesi. Per ora, seppur senza la certificazione del Ministero della Salute, Biohax Italia è riuscita a inserire questi chip in alcune centinaia di persone con l’aiuto di un centro medico.“È un passo verso il futuro. È una cosa estremamente futuristica ed è già realtà. Questa tecnologia è nata per aiutarci, per darci piccoli superpoteri”, spiega Larsen. Il progetto ricorda un po’ quello cinese del progetto “Credito Sociale”.

Il Covid-19 potrebbe creare qualche apprensione in più tra la popolazione, aggiunge Larsen.  

“Stiamo notando che molte persone in Italia non sono contente della funzionalità GPS o di altre opzioni che possano tracciare i nostri movimenti. E questo potrebbe essere per noi dannoso, nonostante non tracciamo i movimenti e non abbiamo GPS all’interno. Penso che molte persone però non ne siano consapevoli”.

L’accesso ai Social avvicinando la mano al telefono

Martin Lewin, progettista svedese di soluzioni IT, utilizza i due microchip impiantanti sotto la pelle della mano per accedere al computer, impostare l’allarme dell’ufficio e aprire il suo profilo LinkedIn. I microchip sostituiranno i pagamenti in contanti o con carta di credito.“Si tratta semplicemente di eliminare il bisogno di portarsi dietro il portafogli, il portachiavi, tutti questi elementi scollegati che creano solo rischi: se li perdiamo, perdiamo la nostra identità”, dice l’ex body piercer, Jowan Österlund, della start-up Biohax International.In Svezia, i microchip possono essere utilizzati come biglietto del treno. “Spero diventi una funzione di base”, afferma Lewin. “Non vedo l’ora di creare un ecosistema in cui il chip sia in grado di fornire tutti i tipi di accesso. Dove è possibile portare con noi la nostra identità in maniera semplice”.Ma, aggiunge il progettista, la tecnologia non è decollata rapidamente come previsto: Ci è voluto più tempo di quanto pensassi e sperassi. Mi hanno impiantato il chip tre anni fa, e sembra che ci vorrà un altro anno prima che possa funzionare per effettuare acquisti”.

Biohax, Vodafone e Paypal lavorano per l’Italia

La Biohax sta conducendo accordi con Vodafone e Paypal per ciò che riguarda il mercato italiano. Anche un’azienda del Regno Unito, BioTeq, sta lavorando per creare pagamenti contactless tramite i microchip impiantati.I microchip utilizzano le comunicazioni near field (NFC) e l’identificazione a radiofrequenza (RFID) per comunicare con un sistema. Sono onde radio lette a stretto contatto.“È essenzialmente la stessa tecnologia che si trova nel telefono o nella carta di debito quando li si tiene vicino a un sensore”, spiega il dottor Rob van Eijk, direttore generale per l’Europa del Future of Privacy Forum. “È simile all’ascolto di un microfono direzionale, si può captare anche il segnale RFID”, ha aggiunto Eijk. Potrebbe essere “usato per cercare un individuo in mezzo ad una folla”.

Microchip e salute

In questi mesi si sta studiando il modo per far sì che questi microchip possano contenere informazioni sulla salute. Nel caso un paziente venisse portato in ospedale privo di sensi, un paramedico potrebbe scansionare il microchip e ottenere informazioni su allergie o condizioni preesistenti.“Stiamo spingendo per creare un quadro normativo intorno a questa tecnologia, perché in questo momento lavoriamo in una zona grigia legale che va sì bene per lo sviluppo, ma poi entra nel corpo delle persone e ci rimane, quindi dobbiamo assumerci questa responsabilità”, dice l’ex body piercer, Jowan Österlund, della start-up Biohax InternationalGli impianti non sono “regolamentati come dispositivi medici e quindi possono essere impiantati da chiunque”, spiega Northam della BioTeq. “Personalmente non vedo alcuno svantaggio. So che ci sono persone che sono preoccupate che possano essere tracciate, ma è una tecnologia passiva, quindi non c’è niente di cui non si possa avere il controllo”, conclude Lewin.

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