Lucio Lutri sarebbe stata la persona su cui il clan mafioso di Licata poteva contare.: un insospettabile funzionario regionale che era stato “maestro venerabile” della loggia “Pensiero e azione” del Grande Oriente d’Italia. E pure il figlio dell’ultimo capomafia dell’Agrigentino, Vito Lauria, era “maestro venerabile”, della loggia “Arnaldo da Brescia”, pure questa appartenente al “Goi”. A dirlo le indagini dei carabinieri del Ros, coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Palermo. Una rete di affari e relazioni segrete. Sono sette le persone arrestate questa notte sulla base di un provvedimento di fermo disposto dal procuratore Francesco Lo Voi.L’indagine ruota tutta intorno al funzionario regionale in servizio a Palermo accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: le intercettazioni raccontano che avrebbe messo a disposizione della cosca di Licata diretta da Giovanni Lauria detto “il professore” la sua rete di conoscenze, nella pubblica amministrazione e nelle logge, per consentire di portare a termine i propri affari in vari settori. Lutri si vantava di questi contatti criminali. “Ma chi minchia ci deve fermare più?”, ripeteva. E di lui dicevano: “Ha due facce, Una… e due… e come se io la mattina quando mi sveglio e con una mano tocco il crocifisso e da’ banna (dall’altra parte – ndr) ho il quadro di Totò Riina e mi faccio la croce”.Colletti bianchi e mafiosi si incontravano per gestire le questioni più diverse, che stavano a cuore ad entrambi. Lutri, dunque, aveva assicurato il suo interessamento per fare avere uno sconto sulle spese di detenzione del capomafia di Licata. E i boss avevano ricambiato recuperando un credito che stava a cuore a una persona vicina al massone. Nel provvedimento di fermo sono finiti: Giovanni Lauria, 79 anni, il figlio Vito (49), Angelo Lauria (45), Giacomo Casa (64), Giovanni Mugnos (53), Raimondo Semprevivo (47) e Lucio Lutri (60).Lutri sul sito Internet del Grande Oriente d’Italia, racconta Repubblica, presenta una cerimonia in grande stile per la nascita della nuova “officina” diretta dal funzionario regionale: “Pensiero e azione”. “Era il marzo 2016. All’epoca, Lutri doveva essere persona parecchio stimata, perché il notiziario del “Goi”, “Erasmo”, si esprimeva con toni trionfalistici: “A Palermo presso la Casa Massonica di Piazzetta Speciale, alla presenza di 200 e più fratelli provenienti da tutti gli Orienti della Sicilia e da svariate altre parti d’Italia, sono state innalzate le colonne di una nuova officina, la “Pensiero e Azione” (1498) alla presenza di numerosi maestri venerabili”. E di Lutri si diceva che era stato “insediato sul seggio di Re Salomone, quale maestro venerabile della neo costituita loggia per l’anno 2016”.”Qualche giorno dopo la cerimonia , una copia del verbale della seduta fu ritrovata in un cassonetto dell’indifferenziata di viale Campania, proprio di fronte l’assessorato all’Energia dove lavora Lutri. Oggi, Lucio Lutri non è più “maestro venerabile” della loggia “Pensiero e azione”, ma “copritore interno” della loggia, un altro incarico delicato all’interno della massoneria. Intanto, raccontano le indagini, avrebbe proseguito le sue relazioni riservate con i mafiosi di Licata.
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