L’accusa, rivelatasi durante il processo priva di fondamento, era pesante: associazione per delinquere, abuso d’ufficio e truffa ai danni del Sistema sanitario regionale del Lazio per un ammontare di circa 160 milioni di euro. Soldi che sarebbero stati erogati alla clinica convenzionata San Raffaele di Velletri, in provincia di Roma, tra il 2004 e il 2010. Un impianto accusatorio che aveva spinto la procura di Velletri a chiedere una condanna a 15 anni di carcere per i due protagonisti della sanità privata italiana.
Stando alla tesi dei pm, gli Angelucci, attraverso le loro proprietà editoriali, avrebbero anche esercitato delle pressioni su Piero Marrazzo, l’allora presidente della Regione Lazio, e Augusto Battaglia, assessore alla Sanità all’epoca dei fatti contestati (mai coinvolti nell’indagine), al fine di evitare che emergessero le presunte attività illecite. Dunque, si sarebbe creata una struttura che vedeva al vertice gli Angelucci, padre e figlio, in mezzo i dirigenti del gruppo con il compito di creare rapporti istituzionali al fine di ottenere provvedimenti favorevoli alla casa di cura in questione, in coda diverse persone con il compito di produrre false documentazioni. Ovvero false diagnosi d’ingresso e certificazioni di prestazioni sanitarie non autorizzate per poter così intascare i soldi dalla Regione.
E nella lista degli imputati per cui erano state chieste le condanne c’erano anche Carlo Trivelli, presidente dell’istituto San Raffale e l’ex ad della Tosinvest, Antonio Vallone. Nell’elenco, inoltre, figurava anche Mauro Casanatta, considerato dai pm il plenipotenziario della Tosinvest per quanto riguardava i rapporti con le istituzioni. Invece, l’assoluzione con “formula piena perché il fatto non sussiste” decisa dalla quarta sezione collegiale del tribunale di Roma, ha sancito la totale e completa estraneità ai fatti contestati agli Angelucci dalla procura di Velletri e agli altri imputati, che si sono così liberati da questo fardello giudiziario. “Nella fase iniziale delle indagini furono fatti alcuni errori, si trattava di una vicenda complessa dal punto di vista normativo che però il Tribunale ha invece saputo ricostruire puntualmente”, ha spiegato l’avvocato Pasquale Bartolo, difensore di Vallone.
“È stato restituito onore a una famiglia di imprenditori. Ad Antonio, a Giampaolo, a una grande azienda romana impegnata in un settore strategico come quello sanitario e ad altre 13 persone. Sono e siamo contenti anche come movimento politico di Forza Italia che oggi vede assolto un imprenditore serio ma anche un suo autorevole parlamentare”, il commento del senatore azzurro Francesco Giro, da sempre vicino alla famiglia Angelucci, certo della loro innocenza.