Il premier Mario Draghi ha fretta di portare in consiglio dei ministri la delega fiscale. La convocazione sarà probabilmente per giovedì, a meno di un difficile anticipo già a domani.
E non c’è tempo da perdere perché il governo ha bisogno di soldi. Tanti soldi. Denari che la pandemia ha portato via. E ora c’è bisogno di recuperarli con gli interessi. Costi quello che costi.
All’ordine del giorno un menù molto ricco. Che va dalla revisione delle aliquote Irpef, con particolare attenzione al terzo scaglione (il 38% sui redditi da 28 mila a 55 mila euro) all’abolizione dell’Irap.
Poi c’è il capitolo dedicato al catasto. Il tema dovrebbe essere affrontato con una ricetta incisiva ma dai tempi lunghi. Si punta ad accatastare tutti quei terreni ed edifici finora sfuggiti alla regolarizzazione, ma per l’applicazione di nuove rendite catastali si prevede di arrivare fino a 5 anni.
Il governo passa all’incasso
Il governo vuole trasferire all’Agenzia delle Entrate le funzioni e le attività che oggi svolge l’Agenzia della Riscossione, in modo da recuperare subito i soldi dai contribuenti in difficoltà.
L’idea del governo prevede l’abbattimento delle regole di legge sulla privacy. La delega punta a eliminare alcuni ostacoli che oggi sono sulla strada del contrasto all’evasione. Oggi, ad esempio, l’Agenzia delle Entrate ha la possibilità di verificare la giacenza iniziale, media e finale per ogni anno sui conti correnti dei contribuenti. Ma la sua è una visione “storica”, che si rivolge al passato e non all’attualità. Così le informazioni ferme a fine 2020, quelle presenti al momento, sono di fatto irrilevanti per l’Agenzia delle Riscossioni. Infatti deve procedere appunto a riscuotere le tasse: conti in credito lo scorso anno potrebbero infatti essere adesso vuoti.
Il governo vuole ridurre gli ostacoli posti dalla legislazione sulla privacy al cosiddetto “accesso massivo” ai dati, in sostanza un esame – fatto anche attraverso algoritmi e utilizzo di applicazioni di intelligenza artificiale – nella massa delle dichiarazioni dei contribuenti per trovare scostamenti significativi rispetto alla norma o “pattern” interessanti che riguardino ad esempio particolari aree geografiche o l’operato di specifici consulenti.
Altro argomento, in attesa di risoluzione, è quello della “pseudoanonimizzazione” dei dati, cioè la possibilità per il fisco di esaminare le dichiarazioni su base anonima, ma di portare in chiaro i nomi dei contribuenti in caso di anomalie rilevate. Il tema era già entrato nella legge di Bilancio 2020, quando al Tesoro c’era Roberto Gualtieri. Al momento il Fisco può accedere a un conto corrente solo se presuppone gravi irregolarità di un contribuente e non può incrociare la mole di dati che ha a disposizione.