Ci sono novità molto interessanti anche sul fronte giustizia nel decreto-legge (decreto carceri) approvato dal Consiglio dei ministri.
Il fine è quello di arginare la diffusione del Covid-19 all’interno delle carceri. Per questo ai condannati ammessi al regime di semilibertà possono essere concesse, dal magistrato di sorveglianza, licenze con durata superiore a 15 giorni entro il 31 dicembre 2020. Non solo. La concessione è estesa anche a quelli ammessi al lavoro esterno.
Bonafede ammette: scarcerazioni dei boss per via delle nostre leggi
Per chi deve scontare una pena non superiore a 18 mesi, secondo il decreto-carceri, può essere applicata la detenzione a domicilio con l’ausilio del braccialetto elettronico. A conti fatti, sono circa 3000 i detenuti che potrebbero beneficiare della detenzione domiciliare. Sono invece 2000 i detenuti semi liberi e quelli ammessi al lavoro esterno che potrebbero ottenere i permessi straordinari e, dunque, non rientrare in carcere alla sera. Il totale è presto fatto: 5000 detenuti beneficeranno di licenze speciali per frenare la diffusione del covid nelle carceri italiane.
Ai domiciliari con pena residua di oltre 6 mesi
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, precisa che esiste l’obbligo del braccialetto elettronico per i detenuti che ottengono, per decisione del magistrato di sorveglianza, “la detenzione domiciliare con residuo pena superiore a 6 mesi“. È precluso l’accesso alla detenzione domiciliare a chi è stato “condannato per mafia, terrorismo, corruzione, voto di scambio politico-mafioso, violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e stalking nonché a chi ha subito una sanzione disciplinare (o ha un procedimento disciplinare pendente) per la partecipazione a tumulti o sommosse nelle carceri”.
I numeri dei contagi nelle carceri
Come riferisce il Garante nazionale delle persone private della libertà, rispetto alle 54.815 persone detenute oggi presenti, il contagio nelle carceri rappresenta un’incidenza lievemente maggiore di quella del maggio scorso. Tuttavia, sempre rispetto a quel periodo, il numero di coloro che presentano sintomi è molto minore. All’interno, come all’esterno, precisa il garante, “la velocità di crescita dei contagi desta preoccupazione. In particolare laddove si individuano dei cluster con un numero di persone positive innalzatosi velocemente. Ma, nel caso della popolazione detenuta, si tratta essenzialmente di due o al più tre situazioni. Di questi un paio in Lombardia e una in Umbria. Mentre negli altri casi si è di fronte a piccoli numeri diffusi in più Istituti, rispetto ai quali è possibile, quindi, mettere in atto una gestione adeguata”.