Gli stabilimenti balneari che non hanno pagato la concessione demaniale l’avranno scampata. Il governo, guarda caso alla vigilia di Ferragosto, ha regalato un bel condono ai balneatori. Il cosiddetto condono balneare.
L’Articolo 100 del decreto legge Agosto dice, infatti, che chi non ha pagato il canone può risolvere tutto versando il 30 per cento del dovuto. Oppure il 60 per cento, ma in sei comode rate annuali. E può pagare, dopo aver fatto la domanda entro il 15 dicembre (il che sospende ogni procedimento), a fine settembre 2021: cioè al termine della prossima stagione. Attenzione: chi non ha versato il contributo lo Stato l’ha citato in giudizio: dunque una doppia fortuna per i balneatori.
Ma le cose non finiscono qui.
Al governo, evidentemente, sta molto a cuore il settore balneare tanto da aver partorito, nello stesso decreto legge, un altro articolo, il 78, a favore della categoria. L’art. 78 stabilisce la seconda rata dell’Imu. Due interventi che concludono un iter, pro-balneatori, iniziato con il blocco della direttiva Bolkestein che impone gare pubbliche per le concessioni demaniali. I balneatori hanno ottenuto una proroga di quindici anni sostanzialmente automatica. A fronte di queste “agevolazioni”, il governo avrebbe dovuto rivedere i canoni nella prima finanziaria del governo Conte (all’apoca M5S-Lega) che non è stato mai fatto.
Soldi, soldi…
Così accade che la Regione Lazio, con 68 chilometri di arenili, incassa appena 10,3 milioni di euro per una superficie, fra scoperta, coperta e pertinenze, di 3 milioni e mezzo di metri quadrati. Insomma, il costo medio della concessione è inferiore ai tre euro l’anno per metro quadrato.
E la domanda finisce per essere sempre la stessa: che cosa rende tanto potenti i gestori degli stabilimenti balneari?
Il buco statale
Nelle casse dello Stato mancano ben 234 milioni di gettito riferiti a versamenti mai effettuati dal 2007 ad oggi di canoni demaniali marittimi. Ed è per questo che il governo tenta la carta del condono. ‘allarme arriva, puntuale ogni anno, dalla Corte dei Conti. Nella relazione sul Rendiconto generale dello Stato i magistrati contabili si soffermano sempre sullo stesso punto. “I dati raccolti per il 2019 confermano – scrive la Corte nell’ultimo rapporto- un valore fermo sempre poco oltre i 100 milioni
per quanto riguarda i canoni richiesti (come sempre inferiore ai canoni effettivamente versati), mentre il volume d’affari complessivo generato dalle concessioni balneari sarebbe digran lunga superiore”. Quindi commentando i dati divisi per regioni, la considerazione: “Guardando i numeri relativi ai canoni erariali il dato più evidente rimane quello del grande divario tra i canoni richiesti e quelli versati (sia dichiarati che certificati). Infatti, le somme versate “certificate”, che si ritengono maggiormente significative, (..) risultano inferiori di ben 37 milioni (pari a circa il 32 per cento) rispetto al canone richiesto”.
E condono balneare sia.