IL nuovo insediamento del colosso industriale Ikea a San Giovanni Teatino a chi fa paura?
Ikea si è finalmente insediata in Abruzzo e mercoledì 29 Agosto 2012 ha inaugurato la sua apertura. Una cerimonia molto sobria, con pochi politici ma con tanta gente calorosa e motivata. I nuovi “amici” svedesi hanno portato un po’ della loro cultura nel territorio semi-dimenticato da Dio dove l’inciucio e la raccomandazione la fa ancora da padrona. Il colosso internazionale ha in progetto grandi cose per la nostra regione, nonostante un’infinità di polemiche che la perseguono da anni. Sindacalisti, parte dei politici e una grossa fetta della società civile(?) si sono adoperati con ogni mezzo contro un’azienda che, con molte luci e poche ombre, ha riscritto il modo di fare business e di condurre un’idea al successo. Per ciò che ci riguarda non ne avevamo dubbi. Non dimentichiamo che viviamo in una regione in cui parte degli imprenditori a malapena pagano i propri operai (quando va bene). Ikea, oltre ad aver installato impianti fotovoltaici e per il riciclo dell’acqua ha creato un ambiente esterno confacente con la sua cultura: ha praticamente rimodellato la zona dell’imbocco autostradale di Chieti. Fantascienza per gli imprenditori(?) nostrani. Probabilmente i politici che non hanno ritenuto di partecipare all’evento, ad esempio il sindaco di Chieti Umberto Di Primio, sono stati i difensori delle ragioni di tali imprenditori. Se partissimo da una semplice analisi dei fatti e avvertissimo l’esigenza di fare qualcosa di buono per l’Abruzzo, i tanti che sbavano sangue dalla bocca per attaccare ikea farebbero, forse, meglio a capire come mai in questa regione non c’è mai stato un vero e proprio sviluppo culturale e sociale. Abbiamo fatto un viaggio all’interno della struttura proprio nella giornata dell’inaugurazione per cercare di capire dall’interno e, con l’aiuto dei dipendenti, cosa si nascondesse dietro tali polemiche. Forse l’interesse di qualche sindacalista frustrato e di qualche politico con il mal di pancia. O forse solo provincialismo?
di Antonio Del Furbo