Si chiude con quarantasette condanne e sei assoluzioni il maxi processo ai no tav per gli scontri del 2011 in Valle di Susa. Subito dopo la lettura della sentenza cori contro la decisione della corte.
È toccato al giudice Quinto Bosio nell’aula bunker delle Vallette porre fine al maxi-processo sugli scontri con le forze dell’ordine al cantiere di Chiomonte avvenuti nell’estate il 27 giugno e il 3 luglio del 2011. Su 193 anni di carcere richiesti dalla procura i giudici ne hanno distribuiti complessivamente 150. Le udienze sono durate due anni e le accuse nei confronti degli imputati vanno dalle lesioni, al danneggiamento, alla violenza a pubblico ufficiale. Sono state riconosciute le aggravanti per utilizzo di armi, lancio di corpi contundenti, travisamento, lancio di pietre, bombe carte e raggi di segnalazione. Le pene vanno dalle 250 euro di multa ai 4 anni e sei mesi di reclusione. La somma di 150mila euro andrà alle parti civili tra cui la società Ltf.
Appena dopo la lettura del dispositivo gli imputati hanno cominciato a leggere una dichiarazione ma i giudici si sono allontanati senza ascoltare. Dal pubblico si è levato il grido “vergogna” poi i presenti hanno cominciato ad intonare la canzone “Bella Ciao”. “Questo – ha urlato un imputato – è un processo politico. Non ci seppellirete con queste condanne”.
I legali della difesa non hanno dubbi:“Questa sentenza infligge condanne spropositate e riconosce provvisionali assurde in totale assenza di prove” ha commentato Gianluca Vitale, uno dei legali degli imputati nel processo agli attivisti No-Tav. “Si tratta – ha aggiunto Roberto Lamacchia, un altro dei legali – di una sentenza già scritta e immaginabile. L’entità delle pene non ha alcun senso”.
Per Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav, “Si tratta del fallimento della politica e dell’estremo tentativo di fare fuori il movimento No Tav, ma non ci riusciranno”. E aggiunge:“Questa sentenza sa più di vendetta che di giustizia”.
Per No Tav info:“il teorema accusatorio di una Procura che ha dettato regole e modi del processo al Tribunale il quale, assolutamente passivo e asservito ai poteri in gioco, ha permesso che tutta una serie di forzature e intimidazioni ai danni dei testimoni avvenissero, senza battere ciglio. Il giudice Bosio aveva voglia di andare in pensione e chiudere la carriera assecondando i soliti noti (potenti,amici dei potenti e amici suoi) e così ha fatto.” Parole dure anche contro l’ex procuratore Caselli:”Un regalo che viene chiaramente fatto all’oramai pensionato Caselli ex-procuratore capo di Torino e ideologo di questa persecuzione ai danni del movimento No Tav. Tutta la sua corte, e quella che lui serve da una vita, saranno pronti a dire che avevano ragione e che giustizia è stata fatta (dopo tutte le batoste che si sono presi in quest’ultimo anno). Volevano una condanna pesante per poter agitare ancora una volta il feticcio del Nemico Pubblico No Tav ma si sa, la credibilità agli occhi dei più se la sono oramai giocata da un pezzo e noi la nostra strada non abbiamo mai smesso di percorrerla, dimostrando che abbiamo ragione da vendere e loro torto marcio.”
ZdO