I controlli sono partiti grazie a un errore. Ovvero quando, per un selfie, la siringa ha punto il braccio di una ragazzina figlia di un operatore sanitario di Modena. Chi sono i furbetti del vaccino?
Quello rimasto nelle fiale della Pfizer è al centro di un attento monitoraggio dei carabinieri del Nas e che vogliono verificare cosa succede dopo le somministrazioni e cosa ne è dei residui delle fiale da cui il ministero della Salute e l’Aifa hanno dato l’ok a estrarre “fino a 6 dosi”. Quel che resta andrebbe smaltito immediatamente tra i rifiuti ospedalieri ma non sempre accade e il timore, segnalato dal direttore della Criminalpol Vittorio Rizzi, è che “i vaccini possano diventare preda della criminalità, come è avvenuto per le mascherine”.
Il caso
Al centro unico vaccinale di Baggiovara a Modena, martedì sera a fine turno, gli operatori si sono ritrovati con sei dosi avanzate e più nessun paziente. Così è accaduto che, invece di chiamare chi era in lista il giorno dopo, si è pensato ad altro. Ovvero di somministrare il siero ad amici e familiari, compresa una ragazzina minorenne, che ovviamente non ne avevano diritto adesso. Una foto sui social li ha traditi ed è esploso il caso: la Asl di Modena ha chiesto scusa, gli operatori sono stati trasferiti ad altro incarico e sono arrivati i Nas che hanno aperto un’indagine. Difficile ipotizzare un reato.
“C’è un reato supremo del quale non per forza deve occuparsi il codice penale: è il reato contro la salute, che va contro la morale”, dice il commissario per l’emergenza Arcuri.
Pericolo criminalità
Il tema è: gli operatori sanitari di Modena hanno chiamato i familiari ma se altrove qualcun altro raccogliesse dosi rimanenti e, unendoli, li cedesse alla criminalità organizzata per poi piazzarli sul mercato nero? Ipotesi che gli investigatori non si sentono affatto di escludere soprattutto perché sul “dopo” non è previsto alcun servizio di sorveglianza.
Ma il caso Modena non è affatto isolato.
Di segnalazioni di furbetti del vaccino ne arrivano da una parte all’altra dell’Italia. A Scicli ben 30 dosi in surplus sono state somministrate col “passaparola”: a sollevare la questione è stato il sindaco. Dosi di risulta vaganti anche a Bologna. A Palermo e ad Avellino segretari di studi medici, impiegati di Asl, dirigenti amministrativi sono riusciti a “infiltrarsi” nelle liste delle priorità mentre gli anziani delle Rsa aspettano.
A Roma e provincia i carabinieri dei Nas hanno avuto la conferma che non esiste un protocollo unico. Nella fiala resta sempre qualcosa, talvolta persino una settima dose. Che dovrebbe essere smaltita come rifiuto ospedaliero.