Nel frattempo che tutta Italia era bloccata a casa dal covid-19, senza soldi e con un’incertezza profonda per il futuro, una bella fetta di popolazione continuava a prendere regolarmente lo stipendio. E i vitalizi. Deputati e senatori non hanno risentito della crisi.
Chi grava in condizioni economiche disperate oggi è in fila al Monte dei Pegni per cercare di ripartire e riagguantare un futuro dignitoso. Perché la realtà è diversa dalla narrazione che, quotidianamente, fa il Governo: i soldi per la Cassa integrazione non arrivano (e forse mai arriveranno) e i bonus e i prestiti sono solo un ricordo (e una promessa) lontana.
Loro però, gli onorevoli, hanno continuato a prendere stipendi da capogiro. Sempre e comunque. Anche quando l’Italia (e non solo) era costretta a casa senza poter lavorare. Industrie ferme, attività bloccate.
Ad esempio il premier Giuseppe Conte ha continuato a percepire i suoi 6.700 euro mensili netti. Ma l’effetto “presidenza del Consiglio” a Conte ha portato molta fortuna visto che nel 2019 ha dichiarato un reddito complessivo di 1.207.391 euro. Un incremento, rispetto all’anno precedente (in cui non era premier), di 827mila euro. Non male.
Un altro frotunato in tempo di covid è certamente Rocco Casalino. In un precedente articolo abbiamo raccontato a quanto ammonta lo stipendio del braccio destro del premier Conte. Oggi, a quei 169mila euro annui dell’esperto della comunicazione si aggiungono altre spese per Palazzo Chigi. Il suo emolumento si compone di tre voci:
- 91.696 mila euro di “trattamento fondamentale”;
- 59.500 mila euro di “emolumento accessorio”;
- 18.360 euro di “indennità diretta di collaborazione”.
Ad essersela spassata in tempo di coronavirus anche i tanti ex parlamentari con il diritto al vitalizio.
La Regione Abruzzo, ad esempio, ha cacciato circa un milione e mezzo di euro per stipendi e vitalizi nei primi quattro mesi del 2020. Spiccano i 4.531,50 euro al mese di Mario Amicone, politico di lungo corso ed ex direttore dell’Arta. Ben 4.262,47 euro al mese vanno a Paolo Ciammaichella, consigliere regionale negli anni Ottanta. Altri “spiccioli” li incassa un altro storico politico abruzzese: Vincenzo Del Colle, presidente della Giunta regionale dal 1992 al 1995 in quota Democrazia cristiana, porta a casa 5.008,50 mensili.
Dei quasi 4mila euro si accontenta anche Nazario Pagano, che aggiunge la somma allo stipendio da senatore. Il compagno Antonio Saia, invece, percepisce i suoi 3.816,00 euro proletari di vitalizio.
Gaetano Novello, come Del Colle ex Dc, già sindaco di Pescara incassa i suoi bei 5.008,50 mensili. Stesso assegno anche per Giuseppe Tagliente, ex consigliere regionale, della Provincia di Chieti e del Comune di Vasto. Appena sotto i tre “centristi” si posiziona Romeo Ricciuti, già governatore dell’Abruzzo e sindaco dell’Aquila e tre volte deputato: per lui, nei primi mesi del 2020, sono stati erogati 17172 euro.
Insomma, in Italia il miglior mestiere rimane sempre la politica. Meglio se con i vitalizi.