Nella caserma “Levante” di via Caccialupo a Piacenza vi era una certezza scolpita nella roccia per i militari coinvolti nell’inchiesta sugli abusi e le torture: “A noi non arriveranno mai” dicevano nelle intercettazioni. L’appuntato Giuseppe Montella ne era sicuro. Era certo che non li avrebbero beccati. L’organizzazione messa in piedi era inattaccabile perché tra i “suoi” carabinieri e gli spacciatori c’erano di mezzo degli intermediari.
Pusher e droga
I militari fornivano la roba proveniente dai sequestri, i loro compari imponevano la merce al mercato: “Va dagli spacciatori e gli dice: ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba…vendi questa qua, altrimenti non lavori!'”. Aveva ideato un apparato Montella, che lui stesso, intercettato dai pm di Piacenza Matteo Centini e Antonio Colonna, descrive così: “È una catena e a noi non arriveranno mai!”.
La droga acquistata
La merce gestita dal gruppo della caserma Levante arrivava attraverso diversi canali. Uno era l’acquisto dai fornitori dei quartieri a sud di Milano. L’interesse prevalente di Montella era la marijuana, ma quando capitava prendeva anche la cocaina. E nelle intercettazioni ne parla con Daniele Giardino, uno dei suoi intermediari.
Montella: “A me interessa l’erba, l’importante è che ho l’erba, mi interessa averla sempre”.
Giardino: “Direi che di fumo (hashish, ndr) ne abbiamo un bel po'”
Montella: “No fumo, che cazzo te ne frega a noi l’importante è l’erba, io dell’erba non posso fare a meno (…) in settimana così faccio il viaggio, mi faccio un unico perché così se riescono vengono a prendersi sia l’erba che la coca”.
Giardino: “Io prendo botte da 45.000 euro di droga alla volta”.
Montella: “E su 40.000 quanto riesci a guadagnare quanto riesci a portare a casa di tuo puliti?”
Giardino: “10 (mila euro, ndr)”
Il lockdown
In pieno lockdown gli intermediari hanno difficoltà ad approvvigionarsi di droga e i carabinieri giungono a un accordo con loro per accompagnarli ed evitare i controlli. Un “servizio” che si fanno pagare. In auto ci sono Montella, Giardino e un altro militare.
Giardino: “Così ti tiri su i 500 euro, te li tieni solo per il viaggio”.
Montella: “Quindi, questi qua che dobbiamo fare, li dobbiamo mettere in garage?”.
Giardino: “Sì, un po’ te li lascio a te, magari se me li tieni te…”.
Colonna: “Sì, la tengo io la tengo nel mio garage”.
Sequestrata caserma carabinieri di Piacenza per spaccio, estorsione e tortura
I sequestri
Durante le operazioni di sequestro di droga il gruppo ne sottraeva una parte da vendere in proprio. Montella ne parla con i suoi complici.
Montella: “Uagliò, la devi far sparire quanto prima… pesala, … un chilo e mezzo gli ho trovato… il resto era merda… il resto l’ho sequestrata, questa qua buona l’ho tenuta… La mamma l’ha buttata nel campo, ma io sono stato più figlio di puttana di lei. Da uno zaino ho fatto sparire tutto, ho fatto un colpo della madonna. Io l’ho arrestato per un chilo e quattro ed adesso, nello scatolo, ce ne sarà la metà. Lo sai perché? Perché l’erba non è come il fumo che rimane lo stesso peso… l’erba diventa sempre più leggera, quindi, non ti sgameranno mai, non sono mica scemo”.
Scottex per pulire il sangue
Per procurarsi la droga i carabinieri della Levante usavano le soffiate di altri spacciatori che indicavano ai militari chi ne aveva nascosta. Dunque, le vittime venivano portate in caserma e pestate a sangue per ore per farsi dire dove era nascosto lo stupefacente. Il tutto veniva registrato dalle microspie della Guardia di Finanza e dai trojan inoculati nei telefoni dei militari. Si scoprono così i selfie che i carabinieri si fanno con le loro vittime e con gli spacciatori “amici”. Alla fine di un pestaggio, Montella dà ordine ai suoi di ripulire.
Montella: “Ragazzi prendete lo Scottex che abbiamo nella palestra così si pulisce!”. E ancora, riferendosi alla vittima: “Sì prendilo e portalo qua … perché si deve almeno pulire”. Lo straniero pestato a sangue ha le manette e Montella ordina: “Pure qua …no, qua! Togliamoci le manette”.
In un’altra occasione a essere torturato è un egiziano. Un informatore ha fatto sapere ai militari che ha un chilo e mezzo di marijuana. E loro entrano in azione. Con Montella partecipa al pestaggio anche il carabiniere Salvatore Cappellano. Gli audio registrano le botte, le minacce e le suppliche dello straniero che piange: “Basta, basta, basta”. Si sentono i carabinieri ridere e poi continuare a menare l’egiziano: “Che ti ridi, pensi che ci stiamo divertendo”.
Cappellano: “…Ci stai facendo perdere troppo tempo! …non abbiamo più tempo da perdere …menti di nuovo…”.
L’egiziano piange.
Colonna: “Guardami …ci stai facendo perdere troppo tempo! … Oggi non torni a casa tua”.
Colonna: “…ora noi andiamo a casa tua e…”
Egiziano: “…va bene…(piangendo)”
Colonna: “Ci devi dire dove l’hai messa… non ti permettere neanche (incomprensibile), permetterti più di fotterci …tu sei morto!”.
L’estorsione per l’auto
Peppe Montella decide di cambiare auto e si reca da un concessionario in provincia di Piacenza. Sceglie un’Audi A4 usata, ma in buone condizioni. È in vendita per 21 mila e 500 euro, lui la vuole per 10 mila. Arriva sul posto con uno dei suoi spacciatori e pesta a sangue il titolare dell’autorivendita. Anche questo episodio è registrato dalle microspie.
Montella: “Figa, sono entrato attrezzato (armato), uno si è pisciato addosso, nel senso proprio pisciato addosso”
Spacciatore: ” Si, eh?”.
Montella: “… L’altro mi ha risposto e l’ho fracassato… nel senso …Simone, (un altro spacciatore che era in sua compagnia al momento pestaggio) (mi ha detto, ndr) ‘basta, basta sennò lo ammazzi!'”.
Il carabiniere racconta che il rivenditore aveva un computer sul tavolo che lui ha distrutto.
Montella: “Figa, tutto glie l’ho sfasciato! Sai cosa ha fatto? Ha fatto vicino all’altro (ha detto all’altro, ndr), metti le targhe sulla macchina, la targa di prova e portala a Piacenza. E ce la siamo portata”.
Lo spacciatore presente all’aggressione, esaltato dall’impresa, lo racconta al fratello: “… No, non hai capito? Hai presente Gomorra? Le scene di Gomorra? Guarda che è stato uguale!… Ed io ci sguazzo con queste cose!…Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato”.
I party durante il Covid
Nei giorni di Pasqua, la provincia di Piacenza è zona rossa per il Covid. Una città blindata, ma non per tutti. L’appuntato Montella ha una villa con piscina (“pagata 14 mila euro”) ed è solito organizzare festini a base di champagne da centinaia di euro. In pieno lockdown se ne svolge una, ma una vicina chiama i carabinieri. Questi però non solo si scusano con il “collega”, ma anzi fanno sentire la registrazione della telefonata al militare perché possa individuare chi ha fatto la segnalazione.
Carabiniere delle centrale operativa: “La pattuglia te l’ho mandata io perché non sapevo che era casa tua. Allora, ha chiamato una signora, che presumo che sia una vicina di casa, che è anonimo. Quando io le ho chiesto il nome, ho detto: ‘Ma lei come si chiama?’, fa: ‘Eh, no, non glielo posso dire perché abita un tuo collega lì'”. E ancora: “Guarda, se possiamo fare a meno, io non ho scritto niente, non ho detto un ca..o a nessuno”.
Montella: “Grazie, grazie, grazie. Voglio sentire la voce, voglio capire un attimo se è la mia vicina, giusto lo sfizio che mi volevo togliere… riesci a girarmi il numero?”.
Carabiniere: “Te la faccio sentire abusivamente non ti preoccupare”.
Ma non è tutto perché secondo il racconto di un testimone citato dal Gip nell’ordinanza: “I carabinieri tenevano comportamenti sopra le righe, come organizzare festini a base di stupefacente ai quali partecipavano diverse prostitute tra le quali un transessuale”.