L’associazione aveva obiettivi chiari da colpire anche se, a quanto pare, quasi tutti gli appartenenti a questo mondo siano sembrati alquanto sprovveduti.
Tra gli obiettivi presi di mira dai sedicenti fascisti anche il mercatino multietnico di Pescara contro cui avevano ipotizzato di piazzare una bomba. E dove lo decidono? Ovviamente al telefono.
Stefano Manni al telefono con Agnese Tiziana Mori
Manni:”Lì c’è un mercato esclusivamente loro e uno va lì alle 7.30 gira per le bancarelle, si misura qualche maglione, lascia la borsa e se ne va…e poi che Dio li abbia in gloria. Chiaramente uno ci va travisato, ci va come ci deve andare e poi vi spiego come, quello ve lo spiego io, quello è l’ultimo dei pensieri e dei problemi però è di facilissima attuazione”.
Mori:“Sì sì non è così complicato, si può fare, con le dovute cautele si può fare”.
Sempre al telefono Manni aveva raccontato a Mori
Manni parla della situazione del lungomare di Montesilvano (Pe)
Manni:”non c’è uno spazio di 20 centimetri dove il balneatore possa passare per andare in acqua, c’è una barricata di negri che vendono di tutto”.
Mori:”non ho parole”.
Manni:“questi evadono il fisco, colpiscono i commercianti italiani…ma siccome ci risiamo su queste cose ci mangia la camorra, ci mangia la ‘ndrangheta, ci mangia il politico. Io mi sono rotto i c….i”.
Mori:“Anche io. Non voglio dire che la Lega abbia ragione ma su tante cose dice la verità…”.
“La prima cosa che mi ha colpito nel leggere degli ordini di cattura firmati dalla magistratura aquilana” commenta Marco Alessandrini, sindaco di Pescara e figlio del giudice Emilio, ucciso a Milano da militanti dell’organizzazione comunista Prima Linea il 29 gennaio del 1979, “è il fatto che ritorni un’eco degli anni ’70 che pareva lontana e sepolta da tempo”. In quegli anni il magistrato lottava contro il terrorismo. “Il nostro Paese ha già conosciuto una scia di sangue legata al terribile concetto della destabilizzazione dell’ordine costituzionale e ieri come oggi le istituzioni devono fare fronte comune, compatto e coeso, per arginare ogni forma di violenza che non può costituire mai una risposta ai problemi della società” ha aggiunto Alessandrini.
Nelle intercettazioni e nei post sui social network il gruppo ha parlato della carbonizzazione di Napolitano e della morte imminente di Letta. La volontà, quindi, di aprire in 4 Gianni Chiodi. Volontà espressa da Di Menno Di Bucchianico, 47enne lancianese finito ai domiciliari. Per questa frase all’ex governatore fu assegnata la scorta.
Ruolo chiave anche quella di Katia De Ritis consigliere comunale di Poggiofiorito e vice segretario nazionale del Movimento fascismo e libertà. Come riporta il quotidiano Primadanoi la De Ritis dice:”noi quello che dobbiamo fare è accendere una miccia, una volta accesa la miccia il resto viene da solo quindi è giusto quello che tu dici però noi non abbiamo le forze adesso di poter colpire, perché se tu adesso vai a colpire una casa di accoglienza a Lanciano ne parlano ma (…) tra 10 giorni non se ne parlerà più. se tu ammazzi 10-11 politici in un giorno e la cosa farà scalpore tutti d’accordo, la miccia è accesa e ricordati che ci sono pure le 100 persone dietro e allora in quel caso forse si incomincerà a mettere le bombe di qua le bombe di là, è un altro discorso, mi capisci cosa voglio dire.se tu colpisci la Pezzopane, Vendola, Chiodi, quello dell’UDC allora se tu colpisci non solo la Pezzopane ma 10 – 11 politici, Renzi …. solo la miccia dobbiamo accendere (…) noi dobbiamo agire adesso dobbiamo agire …Luigi tu che hai fatto il militare, conosci le montagne fai un piano di attacco sui politici a stilare un elenco di quelli più facili da …e più o meno le persone che…cioè le persone che servono stiamo qua”.
ZdO