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I dipendenti di Palazzo Chigi durante il covid volevano fare gli straordinari. E fanno ricorso contro Conte

I dipendenti di Palazzo Chigi durante il covid volevano fare gli straordinari. E fanno ricorso contro Conte

Lamentano di non aver trattato i termini per lo smart working ed è per questo che i dipendenti di Palazzo Chigi hanno presentato ricorso contro Conte

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Un giorno a settimana in ufficio a lavorare e gli altri sei a casa. È lo smart working di alcuni lavoratori di Palazzo Chigi che, secondo quanto riporta il Corriere, avrebbero presentato un ricorso contro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accusato di comportamento antisindacale.

Il fatto

I dirigenti non avrebbero negoziato le modalità per attuare lo smart working nel periodo dell’emergenza sanitaria causata dal covid, violando il contratto collettivo. Il ricorso verrà esaminato il 7 luglio dal tribunale di Roma. Una richiesta definita “completamente infondata” e “temeraria” da Palazzo Chigi, secondo cui il documento non verrà accolto. I dipendenti si sarebbero schierati contro il ​capo dipartimento degli Affari giuridici e legislativi Ermanno Di Francisco. Quest’ultimo, per contenere il contagio da nuovo coronavirus, non aveva autorizzato “la presenza in ufficio per una durata eccedente quella contrattualmente prevista”. Niente straordinari, dunque. Nel giorno di lavoro in ufficio, il personale dei ruoli di Presidenza del Consiglio avrebbe dovuto rimanere a lavorare solamente per le 7 ore e 36. Il personale di altre amministrazioni per 7 ore e 12 minuti.

Durante l’emergenza, la maggior parte dei dipendenti di Palazzo Chigi passava a casa sei giorni alla settimana, di cui 4 di lavoro in smart working.

Un’altra parte di lavoratori, invece, stava a casa “​in totale esenzione dal servizio, percependo egualmente l’intera retribuzione” e andando fisicamente in ufficio un solo giorno alla settimana. E, nel periodo dell’emergenza, De Francisco aveva sospeso gli straordinari, per cercare di contenere i rischi di contagio, in base alle regole contenute nel decreto legge del 25 marzo 2020. Il decreto stabilisce “una limitazione della presenza fisica dei dipendenti negli uffici delle amministrazioni pubbliche”

Ma i dipendenti non sono d’accordo e sostengono di avere il diritto di maturare il massimo delle ore di straordinario, nonostante l’emergenza sanitaria. Da qui il ricorso presentato contro la Presidenza del Consiglio.

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