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I cacciati a 5 stelle formano “L’Alternativa c’è”. Colletti: “noi, contro il governo tecnocratico”

I cacciati a 5 stelle formano "L'Alternativa c'è". Colletti: "noi, contro il governo tecnocratico"

I cacciati del Movimento 5 stelle formano una nuova componente politica. "Espulsi perché abbiamo votato no al governo Draghi"

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“L’alternativa” al M5S c’è. Dunque, si riparte “per lavorare meglio all’interno del Parlamento” ci dice il deputato, Andrea Colletti. “Noi siamo stati eletti con un programma nel 2018 e ripartire da lì”.

L’idea è quella di opporsi – intanto – a questo “governo tecnocratico” aggiunge Colletti. E aggiunge: “il vero limite del M5s è stata la sua dirigenza. Hanno riflettuto sul loro bene ma non su quello del Paese. Un grosso limite che li ha portati a perdere il governo con la Lega e successivamente al Conte 2”.

Intanto c’è l’obiettivo di presentarsi agli elettori e cominciare – non da subito però – una battaglia sui territori.

I 13 deputati de “L’Alternativa c’è” hanno messo “persona, comunità, ambiente” al centro della loro azione politica. Sono infatti rinati nella nuova componente del Gruppo Misto alla Camera, che si collocano “oltre gli schieramenti di destra e sinistra”. L’idea è quella di creare “la sponda parlamentare di un più ampio movimento civile e sociale e costituire un cantiere di discussione e azione con formazioni sociali, rappresentanti della società civile, corpi intermedi, associazioni di categoria e mondo del lavoro e dell’impresa. Puntiamo a individuare, assieme ad altri soggetti, gruppi di persone autorevoli che compongano dei Comitati dei saggi sui temi chiave dell’opposizione”, spiegano i tre deputati Pino Cabras, Andrea Colletti e Raffaele Trano. Sì, dunque, alle istanze del “Movimento delle origini”, ma un soggetto politico che si apre, in Parlamento e fuori, a tutte quelle persone “che vogliono fare opposizione e non vogliono morire moderate”.

Gli espulsi si dicono pronti a una causa civile, ma non sono interessati al reintegro “fino a quando il Movimento sarà alla maggioranza”.

E non hanno bisogno di un leader, come Alessandro Di Battista, il primo a tirarsi fuori dopo il voto a Draghi.

Lo scorso 18 febbraio i dissidenti avevano votato ‘no’ al nuovo governo Draghi, nonostante il risultato a favore emerso dalla votazione online degli iscritti sulla piattaforma Rousseau. In quell’occasione nell’Aula della Camera i dissidenti 5S avevano scandito proprio il coro ‘L’Alternativa c’è’ che ora ha preso forma in una nuova componente politica. Sono 13 i deputati, oltre a Cabras, Colletti e Trano, che ne fanno parte: Massimo Enrico Baroni, Emanuela Corda, Paolo Giuliodori, Alvise Maniero, Maria Laura Paxia, Paolo Nicolò Romano, Francesco Sapia, Rosa Alba Testamento, Paolo Nicolò Romano, Arianna Spessotto e Andrea Vallascas. Tutti riuniti sotto il simbolo di una ruota dentata con all’interno una stella tricolore. Una sola stella, questa volta.

Gli obiettivi

Tra gli obiettivi de “L’Alternativa c’è” spiccano “un’economia rinnovata, solidale e orientata al benessere umano, materiale e spirituale, all’interesse pubblico”, un piano straordinario di indennizzi, riqualificazione e defiscalizzazione in favore di tutte le piccole e medie imprese colpite dalle restrizioni legate alla pandemia, il salario minimo garantito, la lotta al precariato e l’istituzione del reddito universale. Spazio, poi, al “tema dell’equilibrio fra dimensione nazionale, regionale e locale della Sanità”, a partire dalla necessità di ricostruire la fiducia verso le istituzioni sanitarie e fino al ruolo della medicina territoriale e domiciliare.

A questi temi si aggiunge il “no incondizionato alle politiche di austerity”. E ancora, un “genuino ambientalismo orientato all’armonia”, patrimonio culturale materiale e immateriale del paesaggio, i valori della legalità e dell’onestà, l’efficienza della giustizia, la fiscalità e il miglioramento del rapporto tra Fisco e contribuente, la semplificazione amministrativa e la collocazione geopolitica dell’Italia che “dovrà essere più aperta al multilateralismo”. Sul fronte scuola e università, poi, bisogna “rimuovere ogni forma di precarietà e privatizzazione”, adeguando i finanziamenti pubblici alla media europea anche in termini di ricerca, “fino ad almeno il 6% del Pil”.

Il Manifesto

“Vogliamo essere inclusivi per tutte quelle persone dentro e fuori il Parlamento che non vogliono morire moderate. Abbiamo redatto un manifesto di principi e obiettivi che vogliamo perseguire. Un governo di tutti – ha proseguito Colletti – rischia di essere un governo di nessuno, ma il problema è che quando la politica è debole prende il sopravvento la burocrazia, e questo è un governo di burocrati. Il nostro è un manifesto in divenire, dei principi di base su cui vogliamo creare consenso, è aperto a tutti”. Per Pino Cabras “questo governo è l’autobiografia di una Nazione in declino. Non vogliamo essere compartecipi delle cose che abbiamo sempre combattuto. L’alternativa va costruita, vogliamo farlo con tanti cittadini”.

E commentando il passaggio della leadership all’ex premier Conte, Cabras ha aggiunto: “Lui ha dimostrato ottime doti di negoziatore ma è un oggetto misterioso come capo politico. Noi sappiamo che il gruppo dirigente M5s sta disegnando una nuova identità al M5s, moderato, una via di mezzo tra Udeur e Verdi in cui Conte rappresenta la figura su cui far convergere il culto della personalità. È una persona abile ma sembra completamente diverso dal Movimento che abbiamo conosciuto. Soprattutto non vedo grandi differenze tra lui e Draghi, tanto più che si propone di sostenere Draghi”.

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