Un’indagine esclusiva condotta dal quotidiano britannico Telegraph ha sollevato una grande preoccupazione in Libano e ha attirato l’attenzione dell’intera regione mediorientale.
Secondo il rapporto, il movimento paramilitare libanese Hezbollah, supportato dall’Iran, starebbe accumulando un significativo arsenale di armi iraniane, tra cui missili ed esplosivi, all’interno dell’aeroporto internazionale di Beirut.
Le informazioni, ottenute da fonti anonime interne all’aeroporto, suggeriscono che Hezbollah, considerata un’organizzazione terroristica da Israele e dagli Stati Uniti, possieda “razzi di artiglieria Falaq, missili a corto raggio Fateh-110, missili balistici M-600 con una portata superiore a 200 miglia, missili anticarro guidati dal laser AT-14 Kornet”, oltre a “grandi quantità di missili balistici a corto raggio Burkan e dell’esplosivo RDX, noto anche come ciclonite”.
L’aeroporto di Beirut
Secondo il Telegraph, queste armi sarebbero arrivate tramite voli diretti dall’Iran e successivamente immagazzinate nelle infrastrutture civili dell’aeroporto, mettendo in grave pericolo sia i viaggiatori che l’intera città. L’aeroporto di Beirut si trova infatti a sole quattro miglia dal centro della capitale libanese e potrebbe trasformarsi in un obiettivo militare di grande rilievo. In una recente intervista con Repubblica, Hiller Neuer, direttore dell’organizzazione umanitaria Un Watch, ha sottolineato che “le infrastrutture civili perdono il loro status protetto in caso di utilizzo militare, diventando obiettivi legittimi”.
Un dipendente dell’aeroporto, intervistato in anonimato dal Telegraph, ha riferito di arrivi sospetti di “casse insolitamente grandi” a novembre, giunte su un volo diretto dall’Iran “proprio mentre in Libano si parlava della possibilità di un conflitto imminente”. Ha inoltre paragonato il potenziale attacco ai magazzini dell’aeroporto all’esplosione devastante che ha colpito il porto di Beirut nel 2020, causando ingenti danni e numerose vittime.
Hezbollah è noto per l’utilizzo di infrastrutture civili per scopi militari, una strategia simile a quella impiegata da Hamas a Gaza.
Questa tattica mira a sfruttare i civili come scudo per evitare attacchi diretti, suscitando timori e condanne a livello internazionale per l’alto rischio di coinvolgimento dei civili nei conflitti armati. Le accuse di utilizzo dell’aeroporto di Beirut per il traffico di armi da parte di Hezbollah non sono nuove, ma sono aumentate dal 7 ottobre. Nonostante le sanzioni internazionali imposte ai dirigenti di Hezbollah, il personale dell’aeroporto ha rivelato al Telegraph che Wafiq Safa, il secondo in comando e capo della sicurezza delle milizie sciite, “si presenta spesso alla dogana” con la quale avrebbe “rapporti molto stretti”.
L’intervento del governo libanese risulta quasi impossibile: “Hezbollah controlla tutta l’area intorno all’aeroporto” e ha infiltrato profondamente quasi tutte le infrastrutture, inclusi i settori di potere come quello giudiziario. L’influenza del gruppo sciita sulle istituzioni libanesi e la sua capacità di operare all’interno dell’aeroporto di Beirut evidenziano la complessità della situazione e la difficoltà di un intervento che non sia supportato da istituzioni internazionali in grado di imporre direttive dell’ONU. Israele ha già suggerito in passato la possibilità di colpire l’aeroporto di Beirut qualora fosse confermato il suo utilizzo per il traffico di armi iraniane.