Il cambiamento climatico e il degrado ambientale rappresentano una grave minaccia per l’Europa e il mondo intero.
Green Deal. Per affrontare queste sfide, il Green Deal europeo mira a trasformare l’Unione Europea in un’economia moderna, efficiente nell’uso delle risorse e competitiva, garantendo che:
- Entro il 2050, l’UE non produca più emissioni nette di gas serra.
- La crescita economica sia disgiunta dall’uso delle risorse naturali.
- Nessuna persona e nessun luogo siano lasciati indietro.
Il Green Deal europeo rappresenta anche un’opportunità per superare la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19. Un terzo degli 1.800 miliardi di euro previsti dal piano di ripresa NextGenerationEU e dal bilancio settennale dell’UE sarà destinato a finanziare il Green Deal europeo. La Commissione europea ha presentato una serie di proposte per modificare le politiche UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità. Obiettivo: ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato.
L’Europa sta affrontando le conseguenze del cambiamento climatico, con eventi meteorologici estremi come inondazioni e incendi. Non sorprende quindi che un recente sondaggio abbia rivelato che il 77% degli europei considera il cambiamento climatico un problema molto serio. Mentre più di un terzo (37%) si sente personalmente esposto ai rischi climatici.
La Commissione europea risponde a queste preoccupazioni gestendo i rischi climatici in Europa, secondo la prima valutazione europea dei rischi climatici realizzata dall’Agenzia europea dell’ambiente. La comunicazione sulla gestione dei rischi climatici stabilisce come l’UE e i suoi paesi possano implementare politiche per salvare vite umane, ridurre i costi e proteggere la prosperità. Sono state identificate quattro principali aree di intervento:
- Miglioramento della governance: Gli stati membri dell’UE devono garantire una migliore comprensione dei rischi e delle responsabilità. Una cooperazione più stretta tra i livelli nazionale, regionale e locale migliorerebbe la resilienza climatica.
- Strumenti migliori per responsabilizzare i proprietari del rischio: Politici, aziende e investitori devono comprendere meglio la relazione tra rischi climatici, investimenti e strategie di finanziamento a lungo termine. La Commissione faciliterà l’accesso ai dati e agli scenari per aiutare le autorità regionali e locali nella preparazione.
- Sfruttare le politiche strutturali: È necessario integrare i rischi climatici nella pianificazione territoriale e nella manutenzione delle infrastrutture critiche, collegando i meccanismi di solidarietà a livello UE con misure nazionali di resilienza.
- Giuste precondizioni per finanziare la resilienza climatica: È fondamentale mobilitare finanziamenti pubblici e privati sufficienti. La Commissione aiuterà gli Stati membri a integrare il bilancio per il rischio climatico nei processi di bilancio nazionali.
La Commissione europea presenta azioni concrete in settori come gli ecosistemi naturali, l’acqua, la sanità, l’alimentazione, le infrastrutture e l’economia.
L’attuazione della legislazione UE esistente contribuirà a ridurre le emissioni e a limitare i cambiamenti climatici, aiutando a gestire i rischi in questi settori. Il piano industriale del Green Deal mira a rafforzare la competitività dell’industria europea a zero emissioni nette. Vuole accelerare la transizione verso la neutralità climatica e creando un contesto favorevole per aumentare la capacità produttiva dell’UE in tecnologie e prodotti ecologici.
Un’opportunità – per la UE – unica di guidare con ambizione e rapidità la transizione verso tecnologie pulite. L’Europa è determinata a essere leader nella rivoluzione delle tecnologie verdi, trasformando le competenze in posti di lavoro di qualità e l’innovazione in produzione di massa. Accesso migliorato ai finanziamenti consentirà una rapida crescita delle industrie tecnologiche pulite.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato che il primo pilastro del piano è la creazione di un contesto normativo semplice e prevedibile, garantendo l’accesso a materie prime e energia rinnovabile a basso costo. Inoltre, la Commissione mira a facilitare l’uso dei fondi UE per finanziare l’innovazione e la produzione di tecnologie pulite, e a istituire un Fondo per la sovranità europea per rispondere alle esigenze di investimento a medio termine.
La grande crescita delle tecnologie nuove richiederà un significativo aumento delle competenze nel settore.
La Commissione propone l’istituzione di accademie dell’industria a zero emissioni nette per attuare programmi di riqualificazione, facilitando anche l’accesso dei cittadini di paesi terzi ai mercati del lavoro dell’UE in settori prioritari.
Infine, il quarto pilastro del piano riguarda la cooperazione globale e il contributo del commercio alla transizione verde. La Commissione continuerà a sviluppare la rete di accordi di libero scambio dell’UE e altre forme di cooperazione per sostenere la transizione verde e proteggere il mercato unico dalle pratiche commerciali sleali.
La transizione pulita dell’UE richiede condizioni di parità a livello globale.
Per questo motivo, il piano industriale del Green Deal è stato avviato per sviluppare le industrie europee, dall’idrogeno alle biotecnologie. Il sistema alimentare sostenibile è al centro del Green Deal europeo, promuovendo la crescita inclusiva e tutelando la natura.
In conclusione, la riforma della politica agricola comune (PAC) è cruciale per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. La Commissione europea si impegna a garantire che la PAC supporti le ambizioni ambientali e climatiche, attraverso strumenti come la condizionalità e gli eco-schemi. La proposta di riforma della PAC mira a integrare pratiche agricole sostenibili e a rafforzare la resilienza del sistema alimentare europeo, contribuendo alla transizione verso la sostenibilità.
Ma c’è chi non è d’accordo con la visione Europea
Il COSPA considera il tema delle politiche ecologiche estremamente importante, poiché ritiene che se implementate in modo eccessivo possano cancellare la nostra storia e cultura tramandata da generazioni, mettendo a rischio le comunità italiane già minacciate da un degrado attribuito alle politiche verdi del governo. Settori come la piccola agricoltura, l’allevamento e la pesca sono stati bersagliati per decenni da normative ambientali vincolanti.
Nel Green Deal viene sottolineato che le comunità locali sono considerate fondamentali, ma spesso non sono rappresentate da associazioni o comitati, eccezion fatta per il COSPA. Questo è evidente nel fatto che nei recenti progetti Life le comunità locali non sono state adeguatamente coinvolte.
Assistiamo quotidianamente a fenomeni come le inondazioni, attribuite al cambiamento climatico, ma secondo alcuni esperti, come il fisico Zichichi, queste affermazioni non riflettono la realtà. Zichichi sostiene che il cambiamento climatico è influenzato dall’attività solare, non dalle attività umane, e critica la manipolazione dei dati e l’uso di figure pubbliche per orientare l’opinione pubblica a favore di specifici finanziamenti.
Il COAPI è chiamato a prendere una posizione decisa nei confronti di questi argomenti, e considera necessarie valutazioni psichiatriche per i politici, nazionali ed europei, ritenuti responsabili di leggi dannose dettate da interessi personali. L’analisi preliminare del Green Deal, ribattezzato “Mostro Verde”, mostra come esso possa colpire le fasce più deboli della popolazione, imponendo obblighi come le case ecologiche e destinando fondi agricoli a iniziative ambientaliste piuttosto che al sostegno delle imprese.
Il COSPA esorta i membri del COAPI a suddividersi il lavoro di analisi delle 1600 pagine del Green Deal per presentare un piano nazionale alle istituzioni europee. Inoltre, invita a coinvolgere altri movimenti indipendenti dal “Mostro Verde” per difendere i diritti delle comunità locali, spesso trascurate e non rappresentate adeguatamente.